La Gran Bretagna se n'è appena andata, San Marino invece chiama l'Europa. E dopo un bagno di trasparenza prova addirittura ad esportare le sue banche e ad accrescere i suoi conti correnti. «Il nostro obiettivo - spiega Marco Gatti, segretario di Stato, ovvero ministro delle finanze - è un accordo di associazione con la Ue». Ministro, anche il precedente governo marciava verso l'Europa. Cosa cambia adesso?
Gatti, che ha concesso al Giornale la sua prima intervista da quando è nato l'esecutivo l'8 gennaio scorso, allarga le braccia: «Negli ultimi tre anni non ci sono stati risultati significativi, forse anche perché il precedente governo non sembrava avere il supporto del nostro principale partner, non solo per ragioni geografiche, l'Italia».
Siete fermi?
«Sì - risponde il commercialista cinquantratreenne, membro di spicco dell'intramontabile Dc locale - non ci sono stati passi in avanti e noi invece abbiamo assoluto bisogno dell'Europa e di un mercato più ampio».
In controtendenza con la Brexit, San Marino bussa a Bruxelles?
«Noi dobbiamo ridisegnare la cultura finanziaria del nostro Stato. Dopo l'11 settembre il mondo è cambiato e anche il nostro sistema finanziario ha dovuto modernizzarsi».
È finita l'epoca delle transazioni opache?
«Siamo usciti dalla zona grigia. Abbiamo svoltato e non le nascondo che la transizione è stata faticosa e dolorosa, con la perdita di antiche certezze e di molti posti di lavoro».
Oggi?
«Oggi siamo un Paese diverso. Stiamo ricostruendo il nostro sistema finanziario e per questo ci serve l'Europa».
In concreto?
«Un accordo di associazione ben calibrato aiuterebbe le nostre banche ad uscire dal guscio di San Marino aprendo nuovi mercati».
Si tratta di capovolgere la mentalità?
«Noi l'abbiamo già fatto, ma ci servono gli strumenti tecnici, gli accordi, per operare e, perché no, insediare sedi secondarie in Italia e in Europa dove invece per ora non possiamo mettere piede. Intendiamoci, nel passato andava bene così: era il cliente che veniva a cercarci, in un ambiente tranquillo e appartato, ora vogliamo esportare i nostri prodotti e le nostre competenze».
Qual è il target della nuova San Marino?
«La piccola e media impresa, fiorente anche nella Repubblica e nel circondario ma trascurata dai grandi istituti di credito, e i piccoli risparmiatori».
Una sfida difficile?
«A Bruxelles c'è una Commissione alle battute iniziali, anche noi abbiamo cambiato gli interlocutori politici da meno di un mese e abbiamo progetti ambiziosi».
Chi governa oggi sul Titano?
«Una coalizione formata dai democristiani, come il sottoscritto, dai socialisti e da Rete, che è un movimento civico».
Gli eredi di De Gasperi insieme ai discepoli di Grillo?
«Non sono discepoli di Grillo ma come i 5 Stelle sono un movimento. A San Marino va così e noi siamo molto fiduciosi».
Auguri.
«Siamo stati insieme all'opposizione nell'ultima legislatura e ora è arrivato il momento di dare una scossa al nostro Paese. L'industria va a gonfie vele, ma la finanza dev'essere reinventata. E poi vogliamo potenziare il settore turistico».
Più facile a dirsi che a farsi.
«Il momento è favorevole: vi è interessamento di importanti operatori per investire, per dotare la Repubblica di alberghi di prestigio, in linea con le aspettative di un mercato sempre più esigente.
E noi vogliamo giocare la carta delle Spa: offriremo panorami mozzafiato, benessere e relax, quello che il turista oggi chiede. Sarà una San Marino più rassicurante e al passo con i tempi: presente sulle grandi piazze europee, pronta a coccolare chi verrà a trovarci. Per difendere il portafoglio e mantenere il corpo in piena forma».
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