Cultura e Spettacoli

Santoro ora si inchina a Fedez: "Pagherei il canone per lui"

Il giornalista elogia il rapper italiano dopo il discorso in onda sulla Rai: "Grazie, ci hai fatto assaporare di nuovo il profumo della libertà"

Santoro ora si inchina a Fedez: "Pagherei il canone per lui"

Anche Michele Santoro si aggiunge al fronte che è andato in difesa di Fedez. Il rapper italiano, diventato adesso il punto di riferimento della sinistra, ha tenuto un discorso al Concertone del Primo maggio per schierarsi a favore del ddl Zan e per attaccare alcuni esponenti della Lega. Il marito di Chiara Ferragni ha inoltre pubblicato un video sui social per denunciare ciò che definisce un tentativo di censura da parte della Rai, anche se da Viale Mazzini hanno tenuto a smentire questa versione. L'ultimo a difendere il cantante è stato il giornalista, intervistato da Massimo Giletti a Non è l'arena su La7.

L'ex conduttore di Servizio pubblico ha voluto ringraziare Fedez per la prova di coraggio che ha dimostrato nelle scorse ore: "Grazie Fedez perché ci ha fatto assaporare di nuovo un profumo che era stato cancellato dalla Rai, ovvero quella della libertà". Sostiene che persone come Fedez potrebbero rappresentare un buon motivo per cui pagare il canone: "Io il canone non lo pago volentieri per vedere Salvini nei telegiornali che non solo parla senza contraddittorio, ma con quelle immagini di repertorio che rullano come in nessuna altra circostanza civile nel mondo". E ha criticato i monologhi concessi agli esponenti dei partiti a cui viene consentito di tenere dei veri e propri comizi televisivi senza che i giornalisti pongano domande: "Ci stiamo rassegnando a questa situazione, e vogliamo parlare di libertà?".

Santoro però ha stigmatizzato gli interventi dei politici italiani - tra cui l'ex premier Giuseppe Conte ed Enrico Letta - domandandosi chi ha cancellato quel profumo di libertà dalla Rai: "L'hanno cancellata i loro partiti, così come Salvini e la Meloni". Successivamente ha rimproverato la Rai per la gestione che ha adottato nel corso dell'emergenza Coronavirus: "Si è autoridotta sia come lavoro negli studi, sia come format dei programmi. Quindi ha assecondato l'andamento della pandemia". Invece a suo giudizio doveva essere il "centro di una risposta per i lavoratori dello spettacolo", duramente colpiti dalle restrizioni imposte per combattere la diffusione del Covid-19.

Secondo il giornalista nessun sistema può impedire né l'esercizio di una libertà costituzionale né il diritto di autore di esprimersi liberamente, soprattutto quando il contesto viene visto come appropriato: "Non c'è più bisogno di censurare nessuno semplicemente perché non c'è più libertà. Quando non c'è libertà cosa devi censurare? La censura diventa una cosa superflua".

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