Venezia Allora, immaginate le feste in spiaggia. Quelle belle. Quelle in migliaia. Quelle dove la gente balla a piedi nudi sulla sabbia, fino all'alba. Quelle dove abbondano cocktail di ghiaccio, spritz e fette d'arancia e quelle dove tira la brezza marina e non faresti mai ritorno a casa. Ecco. Poi immaginate i varchi, i controlli, gli accessi regolati, i contapersone, gli idranti, i piani di emergenza ed evacuazione, i megafoni e perfino le insegne luminose. Se la prima immagine piace di più, la seconda è quella a cui tutta Italia si prepara. Perché una circolare del capo di Gabinetto Morcone, emessa il 28 luglio scorso, dal ministero degli Interni dopo gli incidenti di piazza San Carlo a Torino per la finale di Champions League, prescrive norme restrittive a seconda del tipo e del grado di rischio delle manifestazioni. Il tutto in base alla «probabilità di accadimento di un evento» e alla «sua potenziale magnitudo». Così uno pensa di andare in spiaggia tranquillo e invece si trova a dover seguire le linee guida di un aeroporto, con il rischio di trovarsi la guardia sul collo che chiede: «Scusi signora, può farmi vedere la borsa per cortesia?».
Il primo comune a fare scuola, con un piano condiviso dall'amministrazione comunale che recepisce la circolare è Jesolo, il fulcro della movida veneta e non solo. Qui le feste in spiaggia saranno a numero chiuso. «È una normativa nazionale spiega al Giornale Pietro Gentili, segretario generale del Sib (Sindacato italiano balneari), Fipe e Confcommercio non è che vale solo per Jesolo. Le feste sono regolate da leggi, esistono delle modalità da rispettare, delle autorizzazioni. Sono leggi dello Stato italiano».
Insomma Italia prepàrati. Perché a Jesolo le feste nei chioschi all'aperto saranno pure recintate. Ingabbiate. Ogni chiosco, dei trenta che ci sono, dovrà dotarsi di un piano di sicurezza presentato alla commissione comunale almeno tre settimane prima dell'evento e la pericolosità varia a seconda del numero di persone, età media e tipo di festa. Insomma scene come quelle del giorno di Pasquetta, dove in uno dei chioschi più in della spiaggia, il Capannina Beach, uno sciame di gente ballava e ballava, e poi correva libera verso il mare, non se ne vedranno più. Il gestore o l'organizzatore da oggi dovrà perimetrare l'area, tenendo conto che ciascun metro quadro di superficie può accogliere 1,5 persone. La circolare nazionale parla di massimo due. Per feste fino a 200 partecipanti poi serve la comunicazione e quattro steward, oltre: gli steward salgono a sei. Ciascun chiosco dovrà avere insegne luminose su vie di ingresso, uscita, fuga, anche per l'arrivo dei mezzi di soccorso. In più dovrà essere fornito di estintori e personale formato con corsi antincendio.
Ieri la notizia alla sede nazionale dell'Ascom ha fatto scalpore. «Chi a Roma ha fatto la direttiva tuona Alberto Teso, delegato Ascom di Jesolo non ha ben presente come sia una festa in spiaggia. Non possiamo ignorare che viviamo in un momento di tensione, ma molte di quelle norme sono insensate. Pensare alle vie di fuga nelle feste all'aperto non ha senso, se la festa è all'aperto, la via di fuga è verso il mare.
Il corso antincendio poi per la festa al chiosco è una cosa assurda. E questo comporta anche costi aggiuntivi». «Occorre una semplificazione normativa aggiunge Massimo Zanon, Confcommercio Venezia si rischia di dover rinunciare a molte manifestazioni o renderle troppo onerose».
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