Saranno (anche) gli sberleffi a seppellire le minacce jihadiste

La vera risposta alla guerra mediatica dell'Isis? L'ironia del web: come i tweet su «arriviamo a Roma», dove si raccomanda: «Evitate il raccordo anulare...»

Saranno (anche) gli sberleffi a seppellire le minacce jihadiste

Pensare che è tutto nella Bibbia, libro del Siracide: «Se una frusta ti colpisce, ti lascia il segno sulla pelle, ma se ti colpisce la lingua, ti spezza le ossa. Ne uccide più la lingua che la spada». Nel caso nostro la linguaccia più della lingua, la boccaccia, lo sberleffo, la risata che vi seppellirà. Colpire Charlie Hebdo, che ieri è tornato in edicola con il secondo numero dopo la strage, non è attaccare un obiettivo facile perchè disarmato ma sparare al vero nemico giurato dello jihadismo, l'arma più devastante in mano al nemico: l'ironia, il sarcasmo, insomma, chiamiamola con il suo nome, la presa per il culo. Mesi di studio per impaurire l'Occidente, teste mozzate, arsi vivi, prigionieri in gabbia, maree rosso sangue, una propaganda del terrore studiata all'Actor's Studio, slogan a presa rapida da martellare sulle nostre teste che vanno a sbattere rovinosi sull'avversario più letale: il senso del ridicolo. Come i film splatter degli anni Cinquanta dove alieni, ultracorpi, fluidi mortali e mostri assortiti, impermeabili alle atomiche e ai super laser, si arrendevano inorriditi al vasetto di mostarda conservato dalla nonna, portatore casuale di misteriosi anticorpi celesti.

La guerra della propaganda islamica, anche se riveduta e scorretta con vecchi trucchi d'avanspettacolo, come quelli scoperti dalla Fox sulla clip dei 21 copti egiziani uccisi sulla spiaggia, inciampa adesso su Bombolo e Cannavale e muore soffocata dalle risate. Persino gli iraniani, pure permalosi di loro, ridicolizzano gli jihadisti con un cartone animato sulla tv pubblica.

Ma i migliori, anche a giudizio di Washington Post e New York Times , siamo noi che sul cazzeggio non abbiamo rivali. Già l'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome , con il quale il Site minacciava lo sbarco a Roma e la bandiera nera sul Colosseo, è stato seppellito dalle pernacchie: «Sono arrivati prima i tifosi del Feyenoord», uno degli sfottò, «Evitate il raccordo anulare all'ora di punta», la raccomandazione di un altro piglia per i fondelli. Niente rispetto all'hashtag #ISISminaccia , sottotitolo «cosa non si farebbe per 70 vergini», che sta facendo terra bruciata in rete. Colpa dello jihadista Abu Abdullah Britani che ci ha minacciato per primo con un irresistibile «butteremo i gay giù dalla Torre di Pizza...» Le pizze, in faccia, le sta prendendo in faccia lui e quelli come lui ormai da giorni. Una compilation di battute sui social che comincia sempre con «Isis minaccia...» e si accompagna a «...faremo scrivere i vostri discorsi a Kekko dei Modà», «...rovineremo i vostri corsi d'inglese togliendo la penna di John dal tavolo», «...avrete 5 mogli e 75 suocere». Oppure: «...toglieremo i baci Perugina a Fabio Volo», «...costringeremo gli uomini a indossare i pinocchietti», «...daremo alle vostre donne 50 sfumature di nero», «...ribalteremo le panche per gettare nell'incertezza le vostre capre».

Involontariamente comico anche il video sull'«islamic sniper» postato subito dopo la condanna all'ergastolo dell'assassino di Chris Kyle, il super cecchino dei Navy Seals protagonista del film di Clint Eastwood. Tre minuti di video che non dicono niente, dove mirino e un fucile di precisione del «nostro miglior cecchino» vengono mostrati ripetutamente ma dove non si spara un colpo che è uno.

Nel film in realtà un infallibile tiratore islamico, Mustafa, c'è già. Kyle, non leggete se non l'avete ancora visto, lo fulmina da due chilometri con un colpo solo. Anche l'Isis, quando vuole, la spara grossa.

di Massimo M. Veronese

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