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Le sardine ora scrivono a Rep, ma la loro lettera è solo fuffa

I quattro fondatori del movimento di piazza nato a Bologna scrivono al quotidiano: "Noi mai più in scatola"

Le sardine ora scrivono a Rep, ma la loro lettera è solo fuffa

È lunga, anzi lunghissima la lettera che le sardine hanno vergato e spedito a La Repubblica. E il quotidiano ne ha dato ampio risalto, aprendoci giornale odierno con una prima pagina "ittica". "Di Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori, Giulia Trappoloni", sembrano gli autori di una canzone come vengono letti a Sanremo e invece sono proprio i nomi e i cognomi dei quattro fondatori del movimento di protesta - nato in Piazza Maggiore a Bologna per manifestare contro l'evento al Paladozza di Matteo Salvini -, che hanno firmato la missiva al direttore Carlo Verdelli. Per spiegare cosa sono e cosa vogliono fare.

"Mai più in scatola", lo slogan dei pesciolini, che a otto mani cercano di spiegare come sia nato il tam-tam che ha portato all'evento di Bologna e a quello in tutte le altre città d'Italia in queste settimane.

Ma la lettera spedita a Rep – così come i 6 punti programmatici del movimento – sono solo chiacchiere. Fuffa. Nella serata di ieri, il portavoce Mattia Santori è stato nuovamente ospite di Piazzapulita e Corrado Formigli ha letto i loro "comandamenti". Il primo, per esempio, recita così: "Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che fare campagna elettorale permanente". Il secondo? Eccolo servito: "Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministri comunichi solamente su canali istituzionali". Dunque il terzo, che come i precedenti, dice tutto e niente: "Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network". Quattro: "Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità". "Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica", recita il quinto e infine ecco la sesta "perla", che non pretende ma chiede "alla politica di rivedere il concetto di sicurezza, e per questo di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti".

Insomma, è una sfilza di "pretendiamo". Una parola che non compare nel lungo scritto pubblicato da Repubblica. Compare invece l'autoesaltazione. Si legge: "Decidiamo che l'Emilia-Romagna non è la sola terra in cerca di un modo per esprimere un sentire diffuso e diamo vita a un coordinamento nazionale, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di un fenomeno culturale e sociale di resistenza all'avanzata del populismo e dei suoi meccanismi di attecchimento".

"L'unica certezza che abbiamo è che siamo stati sdraiati per troppo tempo. E che ora abbiamo bisogno di nuotare", chiosa la lettera delle sardine.

Che, dunque, promettono battaglia.

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