Cronache

Sbarchi, niente multe alle Ong Quei 7mila profughi fantasma

Gli arrivi stimati dalla Guardia costiera e non conteggiati dal ministero. Ecco come cambia il decreto anti scafisti

Sbarchi, niente multe alle Ong Quei 7mila profughi fantasma

Via le multe per le navi che trasportano migranti in Italia «violando le regole». Il decreto sicurezza bis di Matteo Salvini, viene modificato dopo le osservazioni del Quirinale sui rischi di incostituzionalità delle multe previste per le navi che soccorrono i migranti in mare. «I tecnici - dicono fonti del Viminale - hanno ultimato le limature al testo così da fugare qualsiasi perplessità e togliere alibi». Le sanzioni - 10mila a 50mila euro - restano per chi viola il «divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane», ma non sono più legate alla presenza di migranti a bordo. Sparisce anche la confisca della nave in caso di sbarchi superiori a 100 persone. Così il ministro dell'Interno spinge affinché il provvedimento sia approvato oggi stesso.

Intanto gli sbarchi diminuiscono rispetto all'anno scorso, ma gli affari dei trafficanti libici sono più che «floridi», secondo la procura di Palermo, grazie soprattutto a quelli che spesso non vengono conteggiati nei dati del Viminale. Arrivi costanti, nei mesi, di piccoli gruppi a bordo di barchini che ingrossano i guadagni di chi li fa partire. Sarebbero qualche migliaio le persone arrivate così da inizio anno: circola una stima attribuita a fonti anonime della Guardia costiera - citate dal Mattino - che parla di 7mila migranti. Numeri esatti non ce ne sono, ma il sospetto è che ne siano arrivati molti di più dei 1.265 registrati dal Viminale da gennaio a oggi, con un aumento netto nell'ultimo mese: 486 a maggio a fronte dei 255 di aprile.

Chi è sbarcato sulle coste della Sicilia, della Calabria, della Basilicata e della Sardegna l'ha fatto nella maggior parte dei casi senza essere intercettato in mare, a bordo di piccole imbarcazioni trainate fino a riva spesso da altre navi che si sono dileguate. Solo a Lampedusa, secondo il sindaco Salvatore Martello, sono 400 i migranti arrivati nei primi quattro mesi dell'anno con gli sbarchi «fantasma», 165 invece quelli portati dalle navi delle Ong. L'identificazione è avvenuta anche nei giorni successivi all'arrivo, con i migranti rintracciati a vagare senza meta. Nei conteggi, nemmeno quelli ufficiosi, non finiscono però coloro che riescono a non farsi individuare una volta raggiunta la terraferma e che svaniscono nel nulla.

Si parte dalla Libia e si arriva in Sicilia, ma si salpa anche dalla Turchia, verso Calabria e Basilicata, come i 55 pakistani identificati due settimane fa a Policoro. Dall'Algeria si arriva invece nel sud della Sardegna, come i 15 algerini rintracciati in due sbarchi differenti il 2 maggio scorso. E, solo due giorni dopo, il 4 maggio, altri 17 su un barchino al largo dell'Isola del Toro. Due dei passeggeri risultavano già espulsi nel 2018.

Ma a rendere «floridi» i guadagni dei trafficanti negli ultimi mesi è stata la rotta tunisina. Perché è su questa che si saldano i legami con le organizzazioni criminali italiane e mischiano affari su esseri umani e contrabbando. Non è un caso che siano proprio i tunisini siano in cima alla classifica ufficiale degli sbarchi: stando ai dati del Viminale sono 291 su 1.265, seguiti dai pakistani, 180, e dagli iracheni, 165. Le partenze dalla Tunisia allarmano gli inquirenti. Il procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella, in commissione antimafia, ha spiegato che «sono le più preoccupanti. Sembrano episodi occasionali, in realtà abbiamo verificato come nella gran parte dei casi vi sia un'associazione che garantisce viaggi continui, in condizioni meteorologiche avverse, e offre servizi di conduzione a destinazione fino al nord Italia oppure in Europa». L'aspetto più pericoloso però, è che i trafficanti tunisini garantiscono anche «la non identificazione» dei passeggeri, che «può servire a diverse finalità» criminali. Si tratta di «associazioni che lavorano in stretto collegamento con la criminalità italiana» per trasportare non solo esseri umani ma anche tabacchi, merce di contrabbando e armi. Il lavoro dei magistrati viene però ostacolato dalla mancanza di cooperazione giudiziaria. Infatti, nonostante la «certezza dei soggetti» a capo delle associazioni africane c'è la «difficoltà nell'ottenere la loro estradizione in Italia».

Così restano liberi di continuare a fare affari.

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