"Scafisti schiavi del racket". E il giudice non li condanna

Decisione choc della procura di Catania: asta dichiarare di essere stati costretti dai trafficanti per non essere accusati di immigrazione clandestina

"Scafisti schiavi del racket". E il giudice non li condanna

Scafisti «per forza», non per scelta. Dunque innocenti. È questa la linea dichiarata dalla procura di Catania. È stato lo stesso procuratore capo, Carmelo Zuccaro, a illustrarla durante l'audizione a palazzo San Macuto davanti alla commissione Schengen. In pratica tutti quei nocchieri che hanno condotto imbarcazioni stracolme di immigrati, laddove dimostreranno di essere stati costretti dalle organizzazioni criminali a mettersi al comando, saranno graziati. La procura, infatti, riconoscerà il loro operare in stato di necessità, per cui per loro non si configurerà il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La decisione fa seguito anche a pronunce del Tribunale del riesame. Malgrado ciò, fa certamente discutere. Soprattutto dal momento che si tratta della linea assunta dalla procura etnea nell'imminente e per il futuro, non certo di una singola sentenza, che può essere anche impugnata.

È quello che avvenne dopo l'assoluzione, nel settembre 2016, da parte del gup di Palermo, di due nocchieri per i quali fu riconosciuto «lo stato di necessità». La sentenza fece registrare un gran parlare. In pratica i due scafisti, che guidarono un gommone salpato dalle coste libiche nel luglio 2015 con a bordo oltre 100 passeggeri, furono assolti perché il fatto non costituisce reato dal momento che sarebbero stati costretti a mettersi al timone dai trafficanti di vite umane, armati con «armi da guerra». «Non avevano altra scelta se non quella di commettere i reati - disse il Gup - cosa che ha consentito loro di salvarsi la vita». E questo anche se i due, appena fermati al porto di Palermo, non fecero cenno della costrizione, ma riferirono di aver guidato i gommoni in cambio della traversata gratis. Adesso che è la procura etnea a riconoscere l'esistenza della figura di scafista per necessità, senza ombra di dubbio quel di Catania sarà una meta più ambita per i caronte, che per fortuna non possono decidere la destinazione. Focus del procuratore, poi, sulle Ong che sono proliferate. «Dobbiamo registrare una sorta di scacco che la presenza di Ong provoca all'attività di contrasto degli organizzatori del traffico di migranti», ha detto alla commissione, sottolineando come «l'intervento immediato delle Ong rende inutile le indagini anche sui facilitatori delle organizzazioni criminali». Se si ravviseranno i presupposti, la procura è pronta ad aprire un'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «Le Ong violano gli accordi di Ginevra che prevedono che i migranti siano portati nel porto più vicino e non in Italia. Ma è un fatto non perseguibile penalmente». Per il pm «la magistratura applica le leggi. Il resto è responsabilità della politica». La presenza delle Ong, infine, potrebbe incentivare i viaggi anche in condizioni precarie, visto che i soccorsi sono vicini.

Il procuratore ha poi parlato dei fenomeni di radicalizzazione al terrorismo dopo l'ingresso in Italia, soprattutto in ambito carcerario.

«Ci segnalano fenomeni di reclutamento, di radicalizzazione che vedono come promotori migranti arrestati per avere commesso illeciti e che a loro volta hanno tentato di fare proselitismo nelle carceri». Basti pensare ad Anis Amri, l'attentatore dei mercatini di Berlino, radicalizzato in carcere in Sicilia.

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