RomaUn'altra sparatoria in alto mare ha accompagnato il solito massiccio flusso di migranti verso le coste italiane. Un altro misero fallimento dell'operazione Triton. Nella notte fra lunedì e martedì un gruppo di «trafficanti di uomini» di origine libica ha attaccato il rimorchiatore italiano Asso 21 (sequestrato in Nigeria nel 2012, mentre il suo omologo Asso 22 fu bloccato a Tripoli nell'aprile di quattro anni fa) e un mezzo della guardia costiera islandese, impiegato dall'agenzia europea per il controllo dell'immigrazione Frontex. Lo scopo dell'attacco era recuperare il barcone di legno inizialmente sequestrato.
In un primo momento si era pensato che gli spari fossero rivolti alla nostra Guardia costiera, che però non era coinvolta nell'operazione svoltasi 60 miglia al largo delle coste libiche. Circostanza non da sottovalutare che evidenzia come ormai Triton sia fuori controllo visto che praticamente funge da «accompagnamento» ai flussi migratori. Secondo la ricostruzione di Frontex, resa nota ieri a Bruxelles, il mezzo della marina islandese Tyr, che trasportava già 342 migranti raccolti durante una precedente operazione, è stata chiamata ad assistere il rimorchiatore italiano. Quando il trasbordo delle 250 persone era stato completato, si è avvicinato un motoscafo. Probabilmente si trattava di una mezzo della marina libica rubata dai trafficanti in virtù del caos che ormai imperversa a Tripoli e Bengasi. Paradossalmente, avrebbe potuto trattarsi di un natante tra quelli donati dall'Italia alla Libia proprio per contrastare il traffico di clandestini. L'equipaggio ha comunque sparato vari colpi in aria, per poi allontanarsi subito dopo col barcone vuoto.
È la seconda volta nel 2015 che i trafficanti non esitano a sparare per recuperare un barcone utilizzato. D'altronde, con i ritmi che stanno tenendo, è probabile che la loro dotazione di natanti si stia esaurendo, segnala Frontex. Il vero problema, però, è il fatto che l'operazione Triton sia inefficace come la precedente Mare nostrum in quanto non c'è nessun effetto di deterrenza. Le condizioni meteorologiche favorevoli hanno moltiplicato gli sbarchi: tra sabato e lunedì sono arrivati in Italia 8.480 profughi, provenienti soprattutto dalla Siria e dai Paesi dell'Africa subsahariana, zone nelle quali le organizzazioni islamiste stanno creando il caos. Un naufragio al largo della Libia ha causato 400 vittime. Un immigrato morto durante un viaggio della speranza è stato dato in pasto agli squali.
Intanto, nel centro di accoglienza di Lampedusa si è superata la soglia dei 1.400 migranti, a fronte di una capienza di 250 persone. Sia Palermo che Reggio Calabria non riescono più a gestire la situazione. Il sistema dell'accoglienza per i rifugiati è allo stremo e le risorse sono limitate. Di qui la richiesta del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, indirizzata ai prefetti allo scopo di destinare immediatamente 6.500 posti anche con «provvedimenti di occupazione d'urgenza e requisizione».
«Chiedo ai governatori, ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri della Lega di dire no, con ogni mezzo, a ogni nuovo arrivo», ha tuonato il leader del Carroccio, Matteo Salvini aggiungendo che «siamo pronti a occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati ai presunti profughi». Indicazione subito seguita dall'assessore alla sicurezza della Lombardia, Simona Bordonali, ha invitato i prefetti «a negare la disponibilità a procedere e a non rispettare la circolare» di Alfano.
«Daremo battaglia», ha chiosato il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga. Maurizio Gasparri (Fi) ha invece invocato il «blocco navale per evitare un massacro messo in piedi da organizzazioni criminali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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