Scandali e interferenze. La fuga dei cervelli che travolge Facebook: "Non c'è più libertà"

I fondatori di Instagram lasciano Menlo Park. Così il ragazzo che ha inventato i social li sta soffocando

Scandali e interferenze. La fuga dei cervelli che travolge Facebook: "Non c'è più libertà"

Dalle parti di Menlo Park l'aria che si respira è quella di un fuggi-fuggi. L'anno scorso hanno lasciato i due co-fondatori di WhatsApp, di proprietà di Facebook dal 2014: troppa differenza di vedute sulla (poca) tutela della privacy degli utenti. Quest'estate hanno fatto gli scatoloni il vice presidente della comunicazione di Facebook, Elliot Schrage, e il responsabile della sicurezza, Alex Stamos, entrambi sulla scia del caso Cambridge Analytica. Ieri hanno ufficializzato l'addio i due fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, rispettivamente amministratore delegato e direttore tecnico, «acquistati» da Facebook nel 2012 per 715 milioni di dollari. Dietro le dimissioni ci sarebbe una crescente insofferenza nei confronti di Mark Zuckerberg e delle sue sempre più frequenti intromissioni nella gestione dell'app di photo sharing, nel tentativo di erodere l'indipendenza lasciatale finora.

L'uscita di scena dei due, anticipata dal New York Times, è stata motivata dai diretti interessati con la necessità di prendersi «un po' di tempo libero per stimolare la nostra curiosità e creatività» per poi «iniziare un nuovo capitolo». Stringata la nota di saluto di Zuckerberg: «Ho imparato molto lavorando con loro e mi sono davvero divertito». Nonostante le tensioni preesistenti, la decisione di Krieger e Systrom sembra sia stata improvvisa, dato che avevano confermato la propria presenza a due conferenze rispettivamente a metà ottobre e metà novembre. Resta il fatto che il passo indietro arriva in un momento molto difficile per Facebook, tra lo scandalo sulla mala gestione dei dati personali degli iscritti, il proliferare di fake news e le accuse di influenzare la politica. Una crisi che, a luglio, ha portato il fondatore ad avvertire gli investitori del rallentamento nei ricavi della pubblicità e nella crescita degli utenti. Proprio per sostenersi la piattaforma sta ospitando sempre più spazi commerciali, anche di imprese medio-piccole come nota Bloomberg, abbassando quindi la qualità dei contenuti. Ne deriva un circolo vizioso: più i «naviganti» vedono post e banner scadenti più si infastidiscono e abbandonano Facebook; ma più questo avviene più la società deve ricorrere alla pubblicità per finanziarsi. Da «annuario digitale» nato per conoscere i propri compagni di college a strumento utile per condividerei propri interessi e ricongiungersi con amici e parenti lontani, ora Facebook non è più niente di tutto ciò. Pochi i post - gli album delle vacanze, purtroppo o per fortuna, non vanno più di moda - e molti di più gli articoli e i contenuti editoriali, che però il social network sta tentando di limitare con il nuovo algoritmo per non doversi assumere la responsabilità di bufale e hate speech. Se Instagram finora si è salvato da tutto questo - gli utenti hanno appena superato il miliardo e vi trascorrono in media 53 minuti al giorno, solo 5 in meno che su Facebook - e se riesce a piacere anche ai giovanissimi, che invece snobbano «Zuck», è anche grazie all'autonomia finora conservata. Bloomberg scrive che fino a questo momento i due fondatori hanno «amichevolmente resistito» alle iniziative contrarie alla propria visione e a tutti quei cambiamenti che avrebbero snaturato Instagram. E che dopo il loro addio sembrano più vicini. Alcuni stanno già trapelando: oltre all'introduzione di più pubblicità, sarebbero allo studio un'app collegata dedicata all'e-commerce, per monetizzare, e un tasto di repost, simile al «condividi» di Facebook, per favorire il dibattito (ma anche le fake news e gli scontri).

Il timore, ora, è che dopo aver «vampirizzato» Facebook, Zuckerberg prosegua con Instagram e poi ancora con WhatsApp.

A meno che l'ex studente ribelle non metta a punto una strategia per far sopravvivere tutte le «sue» piattaforme senza stravolgerle e svuotarle. Anche perché, nel frattempo, ieri all'apertura di Wall Street il titolo di Facebook perdeva il 2,2%, mentre Snapchat - rivale di Instagram che vede nel caso una possibile rinascita - guadagnava il 3%.

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