Vigili e spazzini, epidemia di massa Roma e Napoli vergogne d'Italia

L'83% di poliziotti locali assente nella Capitale diventa un caso politico. Giunte rosse allo sbando. De Magistris invece soffoca nella monnezza

Vigili e spazzini, epidemia di massa Roma e Napoli vergogne d'Italia

R oma chiama, Napoli risponde. Due metropoli difficili, due giunte di centrosinistra allo sbando, due sindaci anomali, due città che iniziano il 2015 sprofondando nel disservizio: una senza vigili nella notte più lunga, l'altra sommersa dalla munnezza , periodica iattura. Due modelli amministrativi fallimentari, due proteste capziose e premeditate, favorite dalla complicità di medici sfornacertificati. Comunque la si guardi, una caporetto democratica.

Nella capitale l'assenteismo di massa dei «pizzardoni» nella notte dell'ultimo dell'anno è solo l'ennesima tappa del Golgota di Ignazio Marino e di tutti i romani. In realtà in questo pasticciaccio il sindaco Forrest Gump sembra più vittima che colpevole. Ieri il vicesindaco Luigi Nieri ha annunciato un'indagine interna «per verificare la situazione delle 835 assenze (su 1000 vigili previsti in servizio, ndr ) a Capodanno». Ma la protesta dei vigili urbani di Roma Capitale non giunge inattesa e ha ragioni lontane. È da più di un anno che i vigili urbani capitolini conducono una lotta in campo aperto contro il comandante generale del corpo, Raffaele Clemente, che sconta il peccato originale di non essere un pizzardone bensì un poliziotto succeduto al più complice Carlo Buttarelli.

Ma la guerra tra Clemente e i suoi uomini non si spiega solo con il senso di appartenenza. In ballo ci sono antichi privilegi che il comandante e il Campidoglio stanno cercando di spazzare via. Come la sfilza di indennità che fino al 2014 figuravano nella busta paga dei dipendenti della polizia locale di Roma Capitale e che dal 1° gennaio sono state sbianchettate dall'entrata in vigore del nuovo contratto decentrato che i sindacati non hanno approvato e che quindi appare come forzatura unilaterale del Campidoglio. Il nuovo contratto prevede un salario accessorio che raccoglie tutte le voci che arricchiscono lo stipendio base legandole però alla produttività, al raggiungimento di obiettivi, ai servizi effettivamente svolti nelle fasce orarie più scomode e nei festivi, alla disponibilità a lasciare le scrivanie per l'operatività della strada. Finora invece la busta paga dei caschi bianchi prevedeva voci erga omnes come il servizio esterno (codice 1503), l'indennità oraria seminotte (1509), la comica indennità manutenzione uniforme (1239), l'articolazione oraria notturna (1582) e festiva (1580). Il Campidoglio attraverso alcune simulazioni ha già dimostrato che chi lavorerà più e meglio con il nuovo contratto potrà guadagnare uno stipendio più ricco di prima, mentre saranno gli sfaccendati e gli imboscati a rimetterci. Ed è forse proprio questo che temono molti vigili.

Altro tema che divide Clemente e i suoi dipendenti è la rotazione periodica dei vigili: cinque anni al massimo nello stesso posto per i funzionari, sette per i vigili. Uno strumento che dovrebbe prevenire il marciume che può più facilmente affiorare con la complicità, la confidenza prolungata nel tempo e che ha l'imprimatur di Raffaele Cantone, presidente dell'authority anticorruzione. Inutile dire che i sindacati se la sono presa: «Vogliono farci credere che siamo tutti corrotti», l' excusatio non petita .

A Napoli il primo giorno dell'anno a spazzare le strade colme di rifiuti c'erano 200 netturbini in meno. Anche essi malati più o meno immaginari. Con l'assenso dell'Asia, l'azienda speciale del comune. «Faremo i controlli - dice Raffaele Del Giudice, ad dell'azienda - ma credo, fino a prova contraria, nella correttezza dei dipendenti ai quali va il plauso per il lavoro fatto nelle notti scorse nonostante il freddo intenso. L'età media dei dipendenti dell'Asia è abbastanza alta, intorno ai 58 anni, e tra Natale e Capodanno i dipendenti hanno lavorato in condizioni climatiche davvero insolite per le nostre zone, con temperature polari».

Insomma, un'influenza di massa era il minimo. Perfino il sindacato appare più severo: «Se si dovesse accertare responsabilità e furbizie - minaccia il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella - la Cgil non difenderà né fannulloni né imbroglioni».

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