Scatta un nuovo raid in Siria Blinken vola da Netanyahu. "Mai armi nucleari all'Iran"

Prima dal Cairo e poi da Gerusalemme Antony Blinken lancia un appello alla calma a israeliani e palestinesi

Scatta un nuovo raid in Siria Blinken vola da Netanyahu. "Mai armi nucleari all'Iran"

Prima dal Cairo e poi da Gerusalemme Antony Blinken lancia un appello alla calma a israeliani e palestinesi. Nel corso del suo tour diplomatico in Medio Oriente, il segretario di stato Usa ha incontrato prima il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il suo omologo Sameh Shoukri, esortando «tutte le parti ad allentare le tensioni», oltre a sottolineare «l'importanza di lavorare per una soluzione a due Stati». Stesso messaggio che ha inviato a Gerusalemme, dove ha visto il premier Benjamin Netanyahu e il collega Eli Cohen, e domandato «misure urgenti per un ritorno alla calma». «La partnership con il Cairo è importante per la stabilità della regione e del mondo», ha esordito Blinken nel corso di una conferenza stampa con Shoukri, il quale ha affermato che «stiamo lavorando per contenere gli ultimi sviluppi nei territori occupati». Mentre nell'incontro con al-Sisi il capo della diplomazia statunitense ha «discusso il ruolo che l'Egitto può svolgere nell'allentare l'attuale tensione tra palestinesi e israeliani», visto che «nel corso della storia ha guidato gli sforzi per cercare di migliorare la sicurezza e la prosperità nella regione e continua a farlo».

La tappa a Gerusalemme, invece, era in programma come parte degli sforzi dell'amministrazione di Joe Biden per impegnarsi rapidamente con Netanyahu, che aveva rapporti tesi con la precedente amministrazione democratica di Barack Obama. Poi, Blinken sarà a Ramallah, in Cisgiordania, per colloqui con il leader palestinese Abu Mazen, che domenica scorsa ha già incontrato il capo della Cia William Burns. E pur se il viaggio del segretario di stato nella regione era pianificato da tempo, con l'ultima spirale di violenza assume una nuova urgenza. «Abbiamo concordato che l'Iran non dovrà mai acquisire armi nucleari», ha detto Blinken al termine dell'incontro con il premier israeliano, mentre sul tema palestinese ha ribadito che gli Usa «restano impegnati per la visione dei due Stati ed ora è urgente adottare misure per una de-escalation tra israeliani e palestinesi». E sulla Spianata delle Moschee «deve restare l'attuale status quo».

Il titolare di Foggy Bottom ha riaffermato anche la vicinanza tra i due paesi, spiegando come «ciò che rende la nostra partnership così forte sono i valori comuni: in particolare il sostegno delle istituzioni e dei valori democratici, la difesa dei diritti umani, delle minoranze, dello stato di diritto, della libertà di stampa e una forte società civile». Anche Netanyahu ha voluto ribadire che «abbiamo interessi comuni e anche valori comuni. Siamo due democrazie forti e vi prometto che tali resteremo». «Estendere il circolo della pace - ha aggiunto riferendosi agli Accordi di Abramo - servirà anche a conseguire una soluzione gestibile con i palestinesi». Ma la tensione nella regione è altissima, non solo per la situazione potenzialmente esplosiva nel conflitto israelo-palestinese, dopo i diversi episodi sanguinosi della scorsa settimana che hanno fatto temere ai funzionari statunitensi per una potenziale escalation. Proseguono infatti le operazioni militari contro obiettivi legati a Teheran dopo l'attacco con i droni contro il laboratorio militare iraniano a Isfahan, compiuto probabilmente da cellule israeliane. Ieri un raid aereo compiuto nei pressi di Abu Kamal, nella Siria orientale, ha preso di mira un convoglio proveniente dall'Irak che trasportava armi iraniane. Sono stati uccisi il capo di una milizia filo-Teheran operativa in Siria e altre nove persone. La matrice del raid, per diverse fonti, sarebbe chiaramente israeliana, come avvenuto per quello costato la vita di un miliziano degli Hezbollah, ucciso da militari israeliani sulle Alture siriane del Golan.

Intanto Mosca, a proposito del raid in Iran, avverte tramite il ministero degli Esteri che «azioni distruttive» come l'attacco con droni sono una «minaccia alla sovranità» della Repubblica islamica e «possono avere conseguenze imprevedibili per la pace e la stabilità del Medio Oriente».

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