L'Italia dei valori montiani. Gli eredi dell'Idv alla Camera sembrano diventati loro, quelli di Scelta civica, dipietristi in giacca e cravatta e col master alla London School of Economics, meno naif della colorita banda di Di Pietro ma ugualmente intransigenti quando si tratta di mandare al gabbio qualche collega. Alla fine della dozzina di scissioni che hanno colpito Sc in un annetto di vita, sono stati scremati via via quelli meno duri ed è rimasto il nocciolo dell'élite reclutata da Monti e Montezemolo per tentare una - fallita - riconferma elettorale al governo dei Prof. Il partitino che è rimasto, né di centrodestra né di centrosinistra né di centro, si distingue per il rigore nell'applicazione dei regolamenti.
Nel dibattito sull'arresto di Galan il gruppo di Scelta civica, di cui fa parte il relatore in Giunta della tesi sulla legittimità della richiesta d'arresto (assenza di pregiudizi da parte dei pm), si è distinto per gli interventi più severi. Più di tutti il capogruppo, l'avvocato Andrea Mazziotti di Celso, oggetto di critiche tra i parlamentari perché legale del viceministro (prima con Letta ora nel governo Renzi) Carlo Calenda, montiano già coordinatore politico di Italia Futura e mentore di Mazziotti per la sua candidatura nel 2013 nelle fila di Scelta civica. L'avvocato Mazziotti ha preso la parola dopo la richiesta di rinviare la seduta a quando Galan potesse essere presente, respingendola di netto: «Qui non esiste un diritto costituzionale ad essere ascoltati, ho sentito dire questa cosa varie volte ma è non è fondata. Quel diritto non esiste, è una situazione nella quale è sicuramente la prassi essere ascoltati in Aula, non è un diritto». Di qui l'astensione di Sc sul rinvio, perché - ha spiegato sempre Mazziotti nel suo intervento - «si creerebbe il precedente per il quale quest'Aula vota a favore di un rinvio sul presupposto che esista un diritto di chiunque sta male o è impossibilitato a venire, di essere ascoltato». Un intervento alla Di Pietro.
Un punto contestato non solo dal centrodestra, che cita l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che prevede il diritto di ogni persona «difendersi personalmente» dalle accuse a suo carico, ma criticato anche da deputati Pd come Alfredo Bazoli (anche lui avvocato), che sul rinvio si è astenuto, in dissenso col suo partito che ha votato contro: «Mi è sembrata una decisione irragionevole, che ha finito per calpestare i più elementari principi di civiltà giuridica, che prevedono in qualunque procedimento di natura penale la possibilità per l'imputato di essere presente in aula e di essere ascoltato».
Un dubbio che invece non ha sfiorato l'altro deputato montiano intervenuto sul voto Galan, Mariano Rabino, relatore della Giunta, l'organo che per primo ha deciso il via libera per l'arresto di Galan. E che in aula ha spiegato perché non ci fosse motivo per negare il carcere al deputato Galan (Rabino vuole anche togliere l'attuale immunità parlamentare, che è «insostenibile»). Lo stessa linea Sc l'aveva seguita a febbraio sull'arresto di Francantonio Genovese, deputato Pd, passato da Montecitorio al carcere di Messina. Così come Sc aveva votato per la decadenza di Berlusconi al Senato, provocando l'ennesima rottura interna con i dubbiosi, come Gabriele Albertini, in dissenso sull'applicazione retroattiva della legge Severino, e come lui un altro montiano poi fuoriuscito, il senatore Di Maggio. Restano i «civici» che dubbi non ne hanno.
Persino l'economista Giuliano Cazzola, già responsabile nazionale di Scelta civica prima di passare con Ncd, sul giornale on line Formiche il giorno dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi notava una mutazione di Sc: «Ha perso l'occasione per differenziarsi dalla sinistra forcaiola». Non quella di sembrare l'Italia dei valori montiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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