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Le scelte di Francesco: cinque nuovi cardinali dalle periferie del mondo

Arrivano da Spagna, Laos, Mali, El Salvador e Svezia. Fissato il concistoro per il 28 giugno

Le scelte di Francesco: cinque nuovi cardinali dalle periferie del mondo

Città del Vaticano - Nessun italiano, nessun curiale. Papa Francesco a sorpresa annuncia un nuovo concistoro e lo fa in perfetto stile Bergoglio: senza avvisare prima i diretti interessati e andando a pescare i nuovi cardinali ai confini del mondo, nelle periferie del globo, spesso dimenticate. I nuovi porporati che riceveranno berretta e titolo cardinalizio il prossimo 28 giugno e che avranno diritto di voto in un futuro conclave saranno cinque: arrivano da Barcellona, Laos, Mali, Svezia ed El Salvador. In quest'ultimo caso, per il nuovo cardinale del piccolo stato del Centro America, l'ennesimo colpo di scena del Papa: Francesco non imporrà la berretta cardinalizia al 58enne arcivescovo di San Salvador, José Luis Escobar Salas, ma al suo primo collaboratore, il vescovo ausiliare, monsignor Gregorio Rosa Chavez, 74 anni. «Non è un segno di disistima e non c'è nessuna polemica con Mons. Escobar», fanno sapere a Il Giornale fonti vicine a Papa Francesco, «Il Santo Padre ha preferito Mons. Chavez per una questione di età e di giustizia verso un uomo che è sempre stato fedele ai suoi superiori e nonostante ciò è stato per tanti anni, anche nel passato, marginalizzato».

Tra i 5 nuovi porporati scelti dal Papa figura anche Mons. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, primo vescovo cattolico svedese dai tempi della Riforma luterana, che diventerà anche il primo cardinale scandinavo della storia della Chiesa. Arborelius, svizzero naturalizzato svedese e frate carmelitano scalzo, si era convertito al cattolicesimo all'età di 20 anni e lo scorso ottobre aveva accolto Francesco nel suo viaggio apostolico a Lund, per commemorare i 500 anni proprio della riforma di Martin Lutero; «La sua nomina è il segno che Bergoglio intende premiare lo sforzo della chiesa svedese, che è una Chiesa in crescita», ci spiega uno stretto collaboratore del Papa, «e soprattutto mira a rafforzare il dialogo con i luterani».

Nella mini lista dei nuovi porporati del Papa, questa volta nessun nome italiano (le grandi diocesi di Torino, Palermo, Bologna e il Patriarcato di Venezia rimangono ancora senza un cardinale) e nessuna nuova berretta per la Curia Romana ancora in fase di riforma: il collegio cardinalizio diventa così ancora più internazionale (come era stato chiesto peraltro prima del conclave durante le congregazioni generali) e Francesco porta il numero dei porporati votanti a 121, uno in più rispetto al tetto di 120 fissato da Paolo VI. Segno che Bergoglio intende cambiare il volto del Sacro Collegio che in futuro sceglierà il suo successore e che non intende per il momento procedere con altre nuove nomine cardinalizie (si dovrà attendere il febbraio 2018 quando il cardinale Antonio Maria Vegliò compirà 80 anni e perderà diritto di voto, a quel punto i cardinali elettori torneranno ad essere 120). E a chiarire la scelta dei 5 nomi provenienti dalla «fine del mondo» è stato lo stesso Pontefice, ieri mattina, al termine della recita del Regina Coeli: «La loro provenienza da diverse parti del mondo», ha detto il Papa, «manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa su tutta la terra e l'assegnazione di un titolo o di una diaconia nell'Urbe esprime l'appartenenza dei cardinali alla diocesi di Roma.

Preghiamo», ha concluso Francesco, «perché i nuovi cardinali siano autentici servitori della comunione ecclesiale e, con la loro testimonianza ed il loro consiglio, mi sostengano più intensamente nel mio servizio di vescovo di Roma, pastore universale della Chiesa».

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