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La fine del "ditino alzato": così muore il moralismo rosso

I casi di Scanzi e della Boldrini, come già in passato i passi falsi dei Cinque Stelle, smontano i moralismi di facciata della sinistra

La fine del "ditino alzato": così muore il moralismo rosso

Chissà quale tweet canzonatorio, moralizzatore e velenoso sarebbe uscito dalla tastiera di Andrea Scanzi per pungolare un politico, un imprenditore o un giornalista che, pescato da una fantomatica lista di "riservisti" della Asl di riferimento, avesse "salvato" una fiala, che a fine giornata sarebbe finita nel pattume, saltando bellamente la fila in una Regione che ha vaccinato sì e no il 5% degli over 80. Chissà come lo avrebbe rimbrottato qualora, finito in un'ovvia bufera mediatica, il "riservista" fresco di buco nel braccio avesse rilanciato dicendo agli italiani che "avrebbero dovuto ringraziarlo" e si fosse spacciato come caregiver usando gli anziani genitori in difficoltà che, però, non sono stati ancora vaccinati. Di certo non gliel'avrebbe fatta passare liscia. E tanto più il nome era noto e tendendete a destra, tanto più avrebbe pestato duro arringando i propri follower e gettando contro il malcapitato parole violentissime.

Chissà quale comunicato perentorio, profondamente sindacalizzato e smaccatamente anti machista avrebbe diramato l'ufficio stampa di Laura Boldrini per additare un imprenditore (meglio se noto al grande pubblico e simpatizzante del centrodestra) che si fosse approfittato della propria colf straniera silurandola non appena questa avesse chiesto di lavorare meno ore e si fosse rifiutato di pagarle i pochi euro di liquidazione che le spettavano. O peggio: chissà quanto femminismo avrebbe trasudato il tweet dell'ex presidenta della Camera per rimbrottare il deputato di turno (meglio, ovviamente, se di destra) che avesse negato lo smart working alla propria collaboratrice parlamentare, madre di tre figli, che, costretta ad andare avanti e indietro da Lodi a Roma per 1.200/1.300 euro al mese, si fosse azzardata a chiedere, in piena pandemia Covid, il permesso di rimanere al fianco del figlio malato anziché tornare alla Camera non tanto per svolgere le proprie mansioni quanto per "andare a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere" o portare la "gente a vedere l'appartamento" del capo quando questi voleva affittarlo. Di certo glie ne avrebbe dette quattro. Avrebbe sicuramente sfoderato anni di battaglie per l'emancipazione della donna e per la difesa dei diritti dei lavori, tanto più se questi sono extracomunitari, e avrebbe probabilmente chiesto una commissione speciale contro l'odio e il razzismo per far fronte al gravissimo problema.

Nell'ultima settimana si sono schiantate due stelle del moralismo rosso. I due casi sono ben diversi e bisogna fare dei distinguo. Il primo, quello di Scanzi, non ha lo stesso peso del secondo, quello della Boldrini. In linea di principio il giornalista del Fatto Quotidiano si è effettivamente limitato ad usare una dose che con buone probabilità sarebbe andata sprecata. In un momento come questo non possiamo permetterci di buttar via con leggerezza i vaccini. Certo, sarebbe stato meglio iniettarlo a un ottantenne o a uno dei tanti soggetti a rischio. Ma tant'è. Ha ragione Peter Gomez a dire che avrebbe fatto meglio a starsene zitto anziché andare sui social a sbandierare quanto fatto. Avrà avuto la coda di paglia. Chissà. Secondo il virologo Andrea Crisanti, non è possibile che "l'Italia sia sempre pronta a scatenarsi su stupidaggini come il destino di una dose residua di vaccino" mentre "non si batta ciglio sul fatto che non si è fatto abbastanza per evitare una seconda ondata con 50-70mila morti". In verità il punto è leggermente diverso. Come spiega Luca Zaia, il caso è diventato emblematico non tanto per quanto accaduto ma per il soggetto coinvolto. "Lui non ha commesso nulla di grave - fa notare a Cartabianca il governatore del Veneto - si è semplicemente messo in lista, ma ci insegna una cosa: se lo avessimo fatto io o Bonaccini sicuramente ci avrebbero scuoiato vivi". Ed è per questo che l'eco della notizia è stata smisurata: il moralizzatore è finito moralizzato. E tutte le pezze che ha provato ad appiccicare non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. "Bastava dire - commenta Selvaggia Lucarelli - avanzava un vaccino, ne ho approfittato e grazie a chi me lo ha permesso".

Diverso, invece, il caso della Boldrini. Alcune donne, che hanno lavorato con lei, hanno avuto molto da ridire sul modo in cui sono state trattate. Lei ora nega. Il Caf deciderà chi ha torto e chi ragione. L'articolo del Fatto Quotidiano, però, riporta ampi virgolettati delle dirette interessate. Ne emerge un quadro devastante per la parlamentare piddì che da sempre si è schierata al fianco delle donne, dei lavoratori e degli immigrati. Sono bastate una cinquantina di righe per spazzar via tutto. Anche qui: la moralizzatrice è stata moralizzata. Ne è nato un duro botta e risposta con Selvaggia Lucarelli, autrice dell'inchiesta, ma la maschera dell'ex presidenta di Montecitorio è ormai caduta. È successo lo stesso con i Cinque Stelle che da quando sono al potere sono riusciti a smontare il proprio credo basato sul vacuo slogan "onestà, onestà!". L'ultima polemica (almeno in ordine temporale) ha travolto Angelo Tofalo, accusato di non aver ancora liberato l'alloggio nel palazzo dell'Aeronautica a Roma che aveva ottenuto quando era sottosegretario alla Difesa. Da copione, il deputato grillino rigetta tutte le accuse. Anche qui: si vedrà. La polemica intanto divampa.

E ancora una volta ci insegna che chi più grida allo scandalo, più rischia di finirci dentro, allo scandalo.

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