Schlein si butta sul Ponte e sull'aborto per nascondere gli sgambetti dell'alleato 5s

Il Pd è nel caos e i guai giudiziari pugliesi non lo aiutano. Le comunali di Bari rischiano di diventare "primarie" del campo largo. E sulle liste è buio pesto

Schlein si butta sul Ponte e sull'aborto per nascondere gli sgambetti dell'alleato 5s
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Un colpo al ponte di Messina («Un inutile ecomostro irrealizzabile»), uno sull'aborto («Il governo tenta un blitz orbaniano contro la 194»).

Il Pd di Elly Schlein cerca di uscire dal cul-de-sac in cui è stato precipitato dall'ondata giudiziaria pugliese e dagli sgambetti del fido alleato Giuseppe Conte, spostando il tiro sul governo. Elly contro Meloni: la segretaria dem tenta di impostare sulla sfida bipolare tra lei e la premier le ultime settimane di campagna elettorale per le Europee.

Nel mezzo, una gran confusione interna: sugli assalti squadristi dei collettivi studenteschi «pro-Palestina» contro i rettori rei di difendere la libertà di ricerca: c'è la capogruppo Chiara Braga, che esprime «solidarietà alle forze dell'ordine» e condanna le violenze studentesche, mentre altri esponenti (da Arturo Scotto a Matteo Ricci) le giustificano accusando la polizia di «clima da manganelli». Schlein (totalmente immersa nel caotico rebus delle liste, mentre tutti la pressano perché nella Direzione di domenica sciolga almeno il mistero sulla propria candidatura) ha capito - forse troppo tardi - che il suo mantra «siamo testardamente unitari» è diventato un boomerang: Conte non perde occasione per colpire il Pd, agitando la «questione morale» e il caso Puglia (di cui in verità è pienamente corresponsabile, ma nessuno glielo ricorda). I sondaggi, già inchiodati al 19% delle ultime politiche, scricchiolano. Il popolo dem si sente poco difeso dalla leader arrivata da fuori, e finora incapace di rispondere all'offensiva 5s. Dal Nazareno fanno sapere che ora con Giuseppi non si parla più: è stato cattivo, ci si risentirà - se mai - dopo le Europee.

A Bari il candidato sindaco di Conte (nonché avvocato di Canfora e di gran parte degli indagati di Michele Emiliano) ha rifiutato ogni accordo con i dem, che fino all'ultimo hanno tentato di convergere su un candidato unitario. Risultato: le comunali, al primo turno, rischiano di trasformarsi in una sorta di «primarie» del campo largo. Arriverà prima il Pd con Leccese o M5s con Laforgia? E a chi porterà i suoi voti il «cacicco» Emiliano, cui Schlein prometteva di tagliare le unghie ma che invece la sta tenendo in scacco, e usa il rimpasto della giunta regionale, per la quale Schlein voleva un «cambio netto di fase», per ricostruire la sua intesa con Conte? Matteo Renzi avverte Elly («Cui sono disposto a dar consigli gratis su come rimettere a posto Giuseppi», ironizza): «C'è un responsabile politico del disastro pugliese e si chiama Emiliano. Su xylella, Tap, buona scuola è stato l'uomo che ha trasformato il Pd in M5s, consegnando la sua politica ai grillini col trasformismo di cui ora vediamo le conseguenze».

Sottinteso: che attende Schlein a denunciarlo? Ma la leader dem pensa alle Europee: c'è la concorrenza 5S, ci sono le liste di Renzi-Bonino, di Calenda e dei rossoverdi (che provano a soffiarle pure la candidatura-bandiera di Ilaria Salis) che tolgono voti dal centro e da sinistra al Pd, e che se supereranno il quorum le sottrarranno parecchi eletti. E c'è la composizione delle liste che si sta trasformando in un incubo, che difficilmente si risolverà entro domenica.

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