Coronavirus

Sci a rischio, l'ipotesi di un altro stop

Regioni pronte ad aprire domani ma il governo valuta la stretta. I timori per i contagi

Sci a rischio, l'ipotesi di un altro stop

Il parere negativo del Cts alla riapertura degli impianti da sci nelle regioni gialle, arrivato a pochi giorni dal via, rischia di freddare definitivamente gli entusiasmi degli operatori della montagna che speravano di salvare almeno la seconda parte della stagione. Perché sentir dire agli esperti che è troppo pericoloso allentare le misure proprio ora che il virus sta rialzando la testa spinto dalle varianti più contagiose, ha convinto il ministro della Salute Roberto Speranza, già di per sé fautore di una linea di massima prudenza, della necessità di frenare.

Anche se i governatori spingono per l'apertura - Luca Zaia ieri ha firmato un'ordinanza che regolamenta le piste da sci del Veneto, come già fatto da Lombardia e Piemonte - il ministro starebbe pensando ad un provvedimento per prorogare il blocco dello sci almeno di un'altra settimana, visto che il governo uscente si è limitato a far slittare di dieci giorni soltanto il divieto di spostamento tra regioni. Anche a costo di scontentare gli operatori della montagna, pronti a ripartire già da lunedì, accogliendo almeno gli sciatori provenienti dalla stessa regione o proprietari di seconde case. Una partenza parziale, ma pur sempre un modo per far lavorare un settore in ginocchio. Il Cts aveva anche validato le linee guida messe a punto dalla Conferenza delle Regioni con le misure per sciare in sicurezza, ma poi sono intervenute le varianti e il rischio che la loro elevata contagiosità faccia tornare l'epidemia fuori controllo, e gli scienziati non hanno potuto fare a meno di segnalare al governo la necessità di una stretta. A frenare il ministro anche la concomitanza della ripartenza dello sci con il periodo di carnevale e la difficoltà di garantire i necessari controlli nelle zone di montagna.

È ormai evidente la tendenza alla risalita dei contagi nelle regioni gialle. Concedere ulteriori libertà in un momento delicato come questo, in cui l'Rt nazionale sfiora la soglia di guardia e in ben 9 regioni supera l'1, porterebbe la curva ad impennarsi in modo pericoloso. No allo sci, dunque, ma anche alla possibilità di riaprire cinema e teatri, di cui si era ricominciato a discutere. Lo stesso ministro della Cultura, Dario Franceschini, si era mosso per sondare il terreno. Niente da fare anche per i ristoranti, che vorrebbero riprendere a lavorare la sera. Qualche giorno fa lo aveva chiesto la Lombardia, con una lettera ufficiale del Pirellone al governo, ieri lo ha fatto la Sardegna, appena ritornata in fascia gialla. I ristoratori della Fipe Confcommercio dell'isola, forti di «numeri da zona bianca», vorrebbero poter lavorare almeno fino alle 23. C'è scontento ovunque, anche in Liguria, dove il governatore Giovanni Toti aveva provato a chiedere con un'istanza urgente al nuovo premier Mario Draghi «di posticipare di 24 ore l'ingresso della sue Regione in zona arancione, a eccezione dell'area del ponente ligure, più colpita dal virus», per non penalizzare ulteriormente bar e ristoranti che avevano già acquistato le provviste e registrato il tutto esaurito per il pranzo di San Valentino. Richiesta a cui si era associato anche il governatore della Toscana, Eugenio Giani, dopo il passaggio della Regione in arancione al termine di cinque settimane in zona gialla, che hanno fatto alzare i contagi.

Per cercare di arginare la diffusione delle varianti, il ministro Speranza ha firmato un'ordinanza che proroga le limitazioni all'ingresso di viaggiatori provenienti dal Brasile. Potrà rientrare solo chi ha la residenza in Italia, con test alla partenza e all'arrivo e successiva quarantena.

Isolamento previsto anche per i viaggiatori provenienti dall'Austria, dove circola la variante sudafricana.

Commenti