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Per la scienzata Elena Cattaneo la verità non si può dire

Per la scienzata Elena Cattaneo la verità non si può dire

L'accusa? Scrivere la verità. A Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita, la verità può dar fastidio. Naturalmente se è una verità scomoda, che potrebbe metterla in cattiva luce. Così è successo che la voce dell'enciclopedia Wikipedia della professoressa è stata rimossa e sostituita da una nuova. Perché in quella precedente erano comparse informazioni che, pur essendo per sua stessa ammissione vere, a suo dire miravano a screditarla.

La storia, di cui ha scritto il Fatto, deriva da una lettera che il capo della segreteria della senatrice, Josè De Falco, ha inviato all'associazione Roars, che l'ha pubblicata sul suo sito. Si legge che il profilo Wikipedia è stato modificato in alcuni punti per «screditare» Cattaneo. Ma non si smentiscono tali informazioni aggiunte. Tra queste si leggeva della fondazione di una start up finanziata dalla Regione Lombardia finita in liquidazione; della campagna contro il progetto scientifico del governo Renzi «Human Technopole»; della valutazione scientifica della ricercatrice pari a un «h-index» di 57 con 12.800 citazioni per 199 pubblicazioni; dell'aggiudicazione nel 2015 di un Prin (progetto di ricerca finanziato dallo Stato) di 334.500 euro. Di fronte a tali rivelazioni Cattaneo si è sentita sotto attacco. Soprattutto perché ha scoperto che le modifiche erano state fatte da una dipendente dell'Iit, l'Istituto italiano di tecnologia che, proprio in quanto soggetto principale del progetto «Human Technopole», era finito nel suo mirino.

La vicenda, che per il Fatto è grave perché rivela l'acredine dell'Iit contro la professoressa, per noi lo è ancor di più, ma perché mina un diritto umano. Posto che la dipendente dell'Iit poteva astenersi per ragioni di opportunità dal modificare il profilo di Cattaneo, ciò non cambia che ci troviamo di fronte da un lato a una censura, dall'altro a una denuncia contro la verità. Espressa, per di più, da un'enciclopedia che vive proprio dal confronto tra utenti liberi, cioè quanto di più simile alla democrazia esista al mondo. E da quando in qua una verità, se è scomoda o se, soggettivamente, scredita qualcuno, diventa un reato? E ne diventa lecita la censura? A noi, forse perché di mestiere facciamo i cronisti, pare una pericolosa follia. E pur ammesso che tale verità emerga nell'ambito di un doloso progetto di «manipolazione» del profilo, cosa importa? A maggior ragione se si è personaggi pubblici. È la verità che non deve essere manipolata, non il profilo.

Quanto poi all'opportunità di pubblicare anche il nome della dipendente, come ha fatto Cattaneo, ci pare, oltre a una violazione della privacy da parte di una senatrice verso un privato cittadino, anche una forma di gogna pubblica ben peggiore del presunto scredito di Wikipedia.

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