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Gli scienziati vogliono studiare i resti del «mostro» Pacciani

I familiari nel 2013 rifiutarono la sua salma. Ma ora Comune e Tribunale dicono no agli studiosi italiani e tedeschi che vorrebbero esaminare le ossa

Gli scienziati vogliono studiare i resti del «mostro» Pacciani

U n incubo da vivo, un caso ancora aperto da defunto. Tanto da suscitare morbose curiosità dal sapor lombrosiano. La faccia da cattivo in effetti ce l'aveva e ora qualcuno vorrebbe processarlo post mortem . Come? Be' visto che del de cuius Pietro Pacciani, presunto mostro di Firenze, ormai passato a miglior vita da sedici anni, non restano che delle spoglie mai reclamate, naturalmente non in tribunale. Lì la verità, un po' per colpa un po' per sfortuna, non si è mai trovata. Dunque perché non tentare empiricamente con la famosa «craniologia»? Esaminandone teschio e ossa, chissà se in ossequio alle discutibili teorie ottocentesche del dottor Lombroso. Secondo cui «bastava misurare la testa con un apposito strumento per verificare se un criminale fosse davvero tale». Altro che giudici. Un giochetto da ragazzi scoprire -grazie alla morfologia del viso- devianze e deviati.

Sarà per questo- si scopre ora- che al comune di Comune di San Casciano Val di Pesa (ove al momento giacciano i resti del contadino di Mercatale) è giunta una bizzarra richiesta: poter ritirare i resti del «mostro» a scopo di studio. Da quando la salma venne riesumata, il 17 luglio 2013, sembrava che nessuno si sarebbe mai fatto avanti per dare una sepoltura all'ingombrante defunto. Le figlie Rosanna e Graziella, oggi 48 e 46 anni, fin dai tempi del processo l'avevano «scomunicato». «Ci violentava e ci picchiava col bastone», accusarono davanti ai giudici. La moglie Angiolina, tagliente come una ghigliottina, lo liquidò seppellendolo da vivo: «Io la moglie? Ma che moglie?. Le ragazze non dicono “babbo o papà”. Dicono sempre “lui”».

Insomma un funerale anticipato. Nessuno dei famigliari si è mai preoccupato di portare un fiore sulla tomba dell'odiato parente. Anche perchè una tomba non c'è. Pacciani morì nella sua casa di Mercatale Val di Pesa il 22 febbraio 1998. Il 17 luglio 2013, all'alba, i resti vennero riesumati, come accade a 15 anni dalla morte. Le figlie non li hanno mai richiesti e da allora giacciono in una cassetta di zinco nel deposito del cimitero comunale di San Casciano. Trascorsi i termini di legge, ciò che resta, è destinato a finire nell'ossario comune.

Sull'identità di chi ha fatto domanda, in via formale, per ottenere le spoglie mortali del «compagno di merende» vige il massimo riserbo. Sembra si tratti di ricercatori riuniti in un centro studi italiano di livello universitario. Loro avrebbero voluto vagliare il materiale in laboratorio. Ma la pratica, finita prima in Comune e poi in procura a Firenze si è chiusa con un nulla di fatto.

«Gli studiosì - il parere stilato dal pm Paolo Canessa - non avevano titolo per ritirare i resti di Pacciani, né c'erano fondati motivi per esaminare le ossa dopo la riesumazione del 2013».

Secondo quanto emerge, anche altri avrebbero sondato, nei tempi scorsi e in modo informale, la possibilità di avere le «preziose» spoglie, sempre motivando la richiesta per «fini di scientifici». Tra questi, si parla addirittura di un gruppo di ricercatori tedeschi. Macabra fama che ha valicato i confini. E che a oltre vent'anni dal suo arresto alimenta ancora le fantasie. Del resto la verità giudiziaria sui crimini del mostro di Firenze, complici annessi, non mai convinto del tutto. Il contadino di Mercatale fu ammanettato il 16 gennaio 1993, venne condannato all'ergastolo nel 1994, ma in appello fu assolto. E morì da presunto innocente mentre attendeva un nuovo processo di appello dopo un annullamento della Cassazione deciso a seguito delle nuoveindagini sui «compagni di merende»: Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

Loro condannati e pure defunti.

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