Piegarsi per non avere guai. Dopo Dolce e Gabbana, Versace. Scoppia il caso sulla t-shirt del marchio italiano di lusso che identificava i territori autonomi di Hong Kong e Macao come Paesi. Dopo la pioggia di polemiche sui social media in Cina, sono arrivate le scuse della casa di moda e poi del direttore artistico Donatella Versace, e così l'incidente diplomatico sembra chiuso. Almeno per il momento. Su Twitter, Versace - il cui brand è stato acquistato a settembre da Michael Kors - ha ammesso di aver fatto un errore e dal 24 luglio ha smesso di vendere e ha distrutto le magliette. L'azienda era stata fortemente criticata, considerato anche il fatto che la Cina ha aumentato l'attenzione su come le aziende straniere descrivono Hong Kong e Macau, ex colonie europee che ora fanno parte della Cina ma che gestiscono in gran parte in autonomia. L'episodio avviene peraltro in un momento di grande tensione per le proteste di Hong Kong. Non si ferma infatti la protesta dove migliaia di persone sono scese in piazza paralizzando il traffico nel distretto centrale della città, all'inizio della decima settimana di contestazioni, mentre resta occupato per il terzo giorno consecutivo l'aeroporto internazionale.
Non è la prima volta che un'azienda italiana fa una gaffe con Pechino: lo scorso novembre, Dolce e Gabbana finirono nella bufera a causa di uno spot che venne ritenuto offensivo e razzista.
«Versace ribadisce di amare profondamente la Cina» si legge in un post. La maglietta, le cui immagini sono state ampiamente pubblicate sui social media cinesi, conteneva un elenco di coppie «città-paese»: «New York-Usa» e «Pechino-Cina». Ma ha anche descritto Hong Kong e Macao come «Hong Kong-Hong Kong e Macau-Macau». Hong Kong e Macao sono regioni amministrative speciali cinesi, dopo essere state territorio britannico e uno portoghese. E poi, la tempistica: l'errore di Versace si è fatto notare ancora di più perché da diverse settimane a Hong Kong si stanno tenendo proteste e manifestazioni contro il governo e la polizia, entrambi accusati di essere al servizio della Cina. Il People's Daily, quotidiano del partito comunista cinese, ha pubblicato un duro editoriale dicendo che le scuse non sono sufficienti, perché quello di Versace è stato un errore «grave», soprattutto in un periodo in cui il governo cinese sta combattendo contro «l'indipendenza di Hong Kong». Da parte sua Donatella, ha rilasciato una dichiarazione su Instagram specificando che «non ho mai voluto mancare di rispetto alla sovranità nazionale cinese ed è per questo motivo che ho voluto scusarmi personalmente». Le magliette sono state ritirate il 24 luglio, e distrutte. Eppure, la tensione è salita alle stelle.
L'attrice cinese Yang Mi ha deciso di interrompere la cooperazione con Versace, accusando di voler attentare all'integrità nazionale. Per capire la portata dell'«errore» bastano pochi numeri: la fine del rapporto di Yang con Versace è stato uno dei temi più visti su Weibo di domenica attirando oltre 640 milioni di visualizzazioni.
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