Lo vedevano da anni, amorevole, accanto al suo cane. Quel clochard così giovane, troppo giovane per vivere in strada, e il suo amico non erano passati inosservati alla gente, che attraversava i portici di via Dante, nel cuore di Genova, per recarsi alle Poste.
Quel ragazzo faceva tenerezza a tutti, perché si accontentava di poco, una moneta, una coperta o un panino e regalava un sorriso a tutti. Ma quel senzatetto, in realtà, un tetto ce l'aveva e come. E anche una famiglia, che dopo otto lunghissimi anni ha potuto riabbracciarlo.
Fernando Vasile, scomparso nel 2012, è stato ritrovato nel capoluogo ligure dopo l'appello una settimana fa rilanciato da «Chi l'ha visto?». La mamma non ha mai smesso di cercarlo e ieri la sua determinazione l'ha ripagata di tutte le lacrime spese, di ogni attimo passato a sperare che il figlio fosse ancora vivo. Al momento della scomparsa aveva sedici anni, ora ne ha ventiquattro. L'ultima volta che la madre lo ha salutato era uscito dalla sua abitazione a Palombara Sabina, alle porte di Roma, per andare alla scuola serale che frequentava a Monterotondo. Aveva partecipato alle lezioni come se nulla fosse e non era più rientrato. Inutile ogni tentativo di rintracciarlo, perché aveva spento il cellulare o forse lo aveva distrutto per non farsi più trovare. Era il 29 maggio del 2012.
Non era la prima volta che Fernando si allontanava. Qualche giorno prima la madre era andata in caserma dai carabinieri della compagnia di Monterotondo per sporgere l'ennesima denuncia di scomparsa. Ma poco dopo era tornata accompagnata dal figlio per ritirarla. Ai carabinieri lui aveva raccontato che non voleva in alcun modo avere contatti con gli assistenti sociali ai quali era stato affidato. Per questo fuggiva in continuazione. Ma quel maggio di otto anni fa ha deciso di fare sul serio e tagliare i ponti con la sua esistenza.
A Genova viveva mangiando alla mesa dei poveri e chiedendo l'elemosina. Non si sa cosa abbia fatto in questi anni, dove sia stato, chi abbia incontrato e forse non si saprà mai. Ma dopo le immagini trasmesse il 24 giugno scorso e l'appello lanciato dalla trasmissione «Chi l'ha visto?», qualcuno ha riconosciuto Vasile e ha chiamato la redazione.
La mamma e la zia, che nel frattempo hanno cambiato casa, sono tornate a sorridere dopo anni di silenzio e angoscia. «È una grande, grande gioia - dice la madre, ai microfoni della trasmissione - ringrazio tutti voi che ci hanno dato una mano e sono stati bravissimi». Poi le lacrime le impediscono di continuare.
Sui social in tanti hanno mostrato affetto alla famiglia, ringraziando Genova e i suoi cittadini. Il ritrovamento del ventiquattrenne, del resto, è una speranza centinaia di famiglie che sognano di riabbracciare un figlio, un padre o un fratello di cui non sanno più nulla. In Italia l'esercito degli invisibili conta 61.036 persone, secondo il Viminale, di questi 9.959 sono italiani (6.025 maggiorenni, 2.551 minorenni e 1.383 over 65) e 51.077 stranieri, la gran parte dei quali è costituita da minori (41.848). Un fenomeno agghiacciante se si considera che solo nel 2019 sono state presentate 15.044 denunce mentre sono state 9.846 le persone ritrovate, di cui 227 prive di vita. E nel secondo semestre dello scorso anno le motivazioni della scomparsa hanno riguardato l'allontanamento volontario (6.
020, 75,0 per cento), quello da istituto o comunità (7,5 per cento), disturbi psicologici (5,1 per cento), sottrazione da coniuge per i minorenni (0,5 per cento), possibili vittime di reato (0,2 per cento) e per l'11,7 per cento non è stata determinata.
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