Scontri di piazza, Viminale nel mirino. Il governo prepara la stretta sui cortei

L'Aisi chiede alla Lamorgese un'informativa urgente. L'assalto al sindacato annunciato dal palco, nessuno è intervenuto. I sit-in in futuro saranno statici e lontani dai luoghi sensibili

Scontri di piazza, Viminale nel mirino. Il governo prepara la stretta sui cortei

Mai più. Quanto accaduto sabato in piazza a Roma non dovrà ripetersi. Le immagini della capitale tenuta sotto scacco dai No Pass hanno rappresentato un punto di non ritorno. Mentre si cerca di capire cosa non ha funzionato e come sia stato possibile che migliaia di manifestanti abbiano assediato Palazzo Chigi e vandalizzato la sede nazionale del sindacato, nonostante poco prima il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, avesse urlato dal palco «andiamo ad assediare la Cgil» (come nel video mostrato da Quarta Repubblica). Perché non è stato fermato? Perché non si è predisposto un adeguato cordone di protezione davanti agli uffici presi di mira? La situazione è stata sottovalutata e ora il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese dovrà spiegare perché e fare in modo che non accada di nuovo, in vista dei prossimi appuntamenti, quello del 15 ottobre, quando entrerà in vigore l'obbligo di green pass per lavorare, del 16 ottobre, alla vigilia dei ballottaggi, quando Cgil, Cisl e Uil hanno indetto «una grande manifestazione per il lavoro e la democrazia», e del 30 e 31 ottobre con il vertice conclusivo dei capi di Stato e di governo del G20 in programma a Roma. Una «vetrina» mondiale che rischia di essere sfruttata dai facinorosi per amplificare la loro protesta. Sulla rete è già partito il tam tam per organizzare altre mobilitazioni. Ma non si può correre il rischio che le proteste degenerino nuovamente.

Da ora in poi non ci sarà più spazio per la strategia del «contenimento»: va bene lasciare la libertà di manifestare il dissenso, ma la nuova linea dettata dalla presidenza del Consiglio prevede una stretta per stroncare le violenze sul nascere. Domani si parlerà anche di questo nel Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza convocato dal ministro Lamorgese. Si discuterà di come alzare il livello di attenzione e di quali indicazioni dare a chi in strada gestisce le manifestazioni, che da ora in poi dovranno essere statiche, meglio pianificate e lontane dai luoghi sensibili. Soprattutto l'intelligence dovrà monitorare gli ambienti più estremisti, quelli che hanno dimostrato di essere capaci di cavalcare il malcontento di chi vuole fermare la «dittatura» del green pass. Volti mai visti, di gente nuova alle proteste ma comunque pronta ad andare fino in fondo.

Anche i servizi sono in stato di allerta. Il Copasir ha predisposto l'audizione del direttore dell'Aisi, il generale Mario Parente, e sollecitato un'informativa urgente alla Lamorgese. Gli analisti, intanto, cercano di capire come sabato si sia potuti arrivare a tanto. Certamente sono stati sottovalutati i numeri: si aspettavano circa 3mila persone, e su quella cifra era stato tarato il dispositivo di ordine pubblico, ma ne sono arrivate molte di più, forse 10mila.

«Solo nelle ultime ore prima dell'evento - ha ammesso il prefetto Matteo Piantedosi - è stato possibile rilevare un livello della partecipazione non solo quantitativamente molto elevato, ma pure caratterizzato dalla variegata composizione dell'adesione alla manifestazione», con «persone comuni» sommate a «gruppi organizzati di facinorosi». L'errore principale è stato probabilmente questo. Non a caso ora l'input è quello di potenziare il monitoraggio della galassia no vax e dei movimenti che la sostengono, a partire dai social.

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