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Scontro frontale Italia-Olanda: si infiamma il vertice europeo

Conte bolla le richieste olandesi come impraticabili. Rutte insiste: vuole riforme e meno soldi destinati al Recovery

Scontro frontale Italia-Olanda: si infiamma il vertice europeo

Lo scontro tra Italia e Paesi Bassi non sembra destinato a finire. Dopo le prime schermaglie di ieri notte, in cui il premier italiano aveva definito le richieste olandesi come estranee ai trattati europei, oggi è arrivato il confronto diretto tra Giuseppe Conte e Mark Rutte. Il presidente del Consiglio ha deciso, in questa fase di negoziati, di provare ad accelerare contro il blocco dei falchi cercando di isolare L'Aja attraverso la riapertura dei canali Angela Merkel, Emmanuel Macron e con il gruppo di Visegrad, ma sembra che Rutte sia un osso duro. E le dichiarazioni che trapelano dal vertice europeo non sembrano affatto foriere di un accordo in nottata, con la strada che si fa sempre più in salita. Specialmente per l'Italia.

Una serata particolare, quella di Bruxelles, che sembra sia stata resa incandescente proprio dal duello tra Italia e Olanda. Secondo le fonti interne al vertice, Conte avrebbe ribadito la sua idea sulle proposte olandesi, ricordando come la proposta di Rutte sulla governance del "Next generation Ue" è "incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico". A stretto giro di posta è arrivata la replica olandese, con L'Aja che ha risposto alle idee del premier italiano affermando che "questa è una situazione eccezionale che richiede una solidarietà eccezionale e soluzioni eccezionali. Non possiamo accollarci un debito senza accertarci che i fondi trasferiti siano spesi bene".

La partita ora si fa bollente, visto che l'Olanda non appare decisa a concedere altro sul fronte del Recovery Plan. Per Rutte bisogna trovare un accordo che imponga un potere di veto ai singoli Stati su ogni proposta di utilizzo dei fondi, iul passaggio di potere sui finanziamenti al Consiglio europeo invece che lasciarlo alla Commissione Ue e un netto ruolino di marcia sulle riforme promesse dai governi che chiedono l'accesso ai fondi. Insomma, tutto il contrario di quello che vorrebbe l'Italia, che a parte affermare senza esitazione di voler continuare nel solco delle riforme tracciate dai rigoristi europei (vedi Quota 100 e reddito di cittadinanza, oltre al Dl semplificazioni), vorrebbe anche lasciare il potere alla Commissione e imporre una maggioranza qualificata (inversa) come richiesto anche dalla Spagna.

La partita si fa complicata musicalmente perché non traspare ottimismo nemmeno dai leader dell'asse franco-tedesco che, solitamente, rappresentano lo zoccolo duro degli "ottimisti" per quanto riguarda le intese europee. L'impressione è che Berlino e Parigi siano consapevoli che il vertice europeo possa essere un buco nell'acqua e nessuno vuole metterci troppo la faccia. Pesano anche i rispettivi interessi politici e nazionali. Angela Merkel preferirebbe un'intesa in tempi brevi ma sa che non può abbandonare i falchi né tanto meno il suo elettorato, di certo più vicino alle aspettative del Nord Europa che alle sirene mediterranee. Macron ha ascoltato Conte, ma la sua speranza, inevitabilmente, è quella di guidare la regia e quindi è difficile che possa teneder euna mano all'Italia se non dettando anche la sua linea. Che in questo caso sembra essere quella dell'approvare il piano con la Germania e di aiutare il Sud Europa a ledere qualche prvilegio che è ancora rimasto in mano ai falchi, a cominciare dai "rebate".

Intanto Roberto Gualtieri commenta ciò che sta avvendo. "La nostra linea rossa è che il Recovery Fund deve essere adeguato alla sfida, servono risorse significative con eurobond e utilizzate sulla base del metodo comunitario, e non con veti di Paesi membri verso altri, questo sarebbe improprio", ha detto ospite del Tg di La7. "Questa è una linea rossa, non passerà mai l'unanimità sull'esborso di singole tranche", ha concluso Gualtieri.

L'impressione è che tutto si deciderà domani. Oggi è il giorno del primo scontro in cui tutti mostrano le proprie idee e fanno capire al proprio elettorato di essere in grado di portare avanti la propria strategia anche a costo di far saltare il tavolo. Le cose potrebbero cambiare superato il primo giorno e, come riporta Repubblica, le fonti parlano dei frugali che "sembrano al momento risparmiare le energie per quello che succederà domani". In ballo c'è molto: non solo Conte, che su questo Recovery si gioca moltisismo, ma anche la stessa stabilità dell'Unione europea. Le linee rosse decise dai singoli governi non sono ancora state messe da parte e i 27 sono più che mai divisi su numeri, politiche, diritti e riforme.

Nel momento della verità, l'Europa, come troppo spesso accade, annaspa.

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