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Scontro Lega-Fi sulle giunte E già salta la prima: Padova

Ecco l'effetto delle fibrillazioni: si autoaffonda la maggioranza dello «sceriffo» del Carroccio Bitonci

Scontro Lega-Fi sulle giunte E già salta la prima: Padova

A veva vinto le elezioni in modo rocambolesco, inaspettato, un piccolo Trump di provincia in anticipo sui tempi. Era stato il sindaco sceriffo di Cittadella, poi parlamentare leghista dalla parte delle partite Iva. Si era ritrovato al ballottaggio di Padova più per le divisioni altrui che per forza propria, lui che abitava e ha continuato a vivere a Cittadella. Doveva essere uno dei simboli dell'alleanza possibile tra Lega Nord e Forza Italia. Ma Massimo Bitonci non è nemmeno arrivato a metà mandato.

Lo sgambetto è di 17 consiglieri comunali che nella notte tra venerdì e ieri hanno firmato davanti a un notaio le dimissioni e al mattino le hanno protocollate in comune. Lo stesso copione visto a Roma quando una parte del Pd ha mandato a casa l'allora sindaco Ignazio Marino: tra i 17 infatti ci sono cinque consiglieri che facevano parte della maggioranza, un ex leghista, due di liste civiche e altrettanti di Forza Italia, Manuel Bianzale e Carlo Pasqualetto, quest'ultimo coordinatore veneto dei giovani azzurri. I due sono stati sospesi dal responsabile organizzativo del partito, Gregorio Fontana, e rischiano l'espulsione.

Sindaco abbattuto, commissario in arrivo, elezioni dietro l'angolo. Bitonci grida alla congiura di palazzo: «Hanno voluto mandare un messaggio a Salvini». Matteo Salvini da Firenze minaccia ritorsioni: «I rapporti con Forza Italia non saranno più gli stessi, in certi casi meglio soli che male accompagnati». I «congiurati» invece snocciolano un elenco di vessazioni imposte dal sindaco, scelte sbagliate e vere provocazioni. «Bitonci doveva essere il sindaco di tutti mentre ha voluto fare l'uomo solo al comando protesta Carlo Pasqualetto, uno dei due azzurri sospesi - Ha fatto saltare assessori, ha insultato il nostro partito, ha disatteso il programma comune. Noi ci siamo dimessi per difendere la dignità di Forza Italia e fare valere le nostre ragioni».

Un gesto estremo, dicono: «Bitonci aveva perso pezzi da tempo, prima uno dei suoi quindi le liste civiche. Da un mese non convocava il nostro capogruppo nelle riunioni di maggioranza. Ha gettato il patrimonio accumulato con la vittoria elettorale». Ma le dimissioni certificano una rottura nel centrodestra proprio nel giorno in cui a Padova è arrivato Stefano Parisi e a Firenze la Lega ha preso altre distanze dagli azzurri: molti temono che la città ritornerà a sinistra. «Il problema non è Salvini ma la persona di Bitonci replica Pasqualetto. È una forzatura usare questo episodio come una spaccatura nazionale. E comunque tutta la crisi è stata gestita dal commissario cittadino del partito, Simone Furlan, il fondatore dell'Esercito di Silvio». Che proprio Berlusconi aveva inviato a Padova.

Anche la Lega è divisa. Bitonci aveva contraddetto la scelta della regione, cioè di Zaia, dell'area su cui costruire il nuovo ospedale; si sono persi tempo e finanziamenti. Il sindaco faticava a tenere unita la maggioranza. Ora però la caduta fa passare in secondo piano le divisioni interne: la vera questione sono i problemi del centrodestra, «traditori» contro «arroganti», il «duce solitario» contro i «poltronari».

Anche se è dura accusare di attaccamento alla sedia chi ha dato le dimissioni.

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