È forse caos globale la definizione migliore per il conflitto in Ucraina e tutto quello che ne deriva. Dal campo di battaglia, alla diplomazia, fino alle ripercussioni presenti e quelle ipotetiche, di chiaro c'è solo che la guerra in corso è molto lontana dalla sua fine, nonostante gli sforzi congiunti per fermarla in qualche modo. Lo spettro nucleare aleggia sul mondo, mentre Mosca continua a provocare, l'Europa alza le difese e sul campo infuria la battaglia, anche colpi di propaganda, a Prokrovsk e Kupiansk.
"La Russia rinunci alle minacce nucleari e tutti gli attori evitino qualsiasi azione che possa innescare una nuova corsa agli armamenti, poiché questo comportamento mina la stabilità globale e i progressi faticosamente ottenuti nella riduzione delle armi nucleari dalla fine della Guerra Fredda", dice il portavoce Ue per gli Esteri Anouar el Anouni che certifica una situazione molto tesa. Vladimir Putin ha acceso la miccia con il test per il missile a propulsione nucleare Burevestnik a cui sono seguite le parole di Donald Trump che annunciava la ripresa dei test nucleari americani. "La Russia deve astenersi da qualsiasi azione che possa influire negativamente sulla soglia per l'uso delle armi nucleari, deve rispettare i propri obblighi e impegni internazionali", tuona l'Ue. "Da un lato dicono che non ascoltano la Russia, dall'altro dicono che non la capiscono. Provate ad ascoltare, capirete", la dichiarazione provocatoria del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che, non contento, rilancia. "Contro Mosca l'Ue usa metodi da Guerra Fredda, stanno con altrettanta diligenza aggiungendo nuovi e sofisticati elementi a questo scontro", nell'oramai consueto tentativo di rifuggire alle proprie responsabilità e incolpare qualcun altro, in questo caso l'Europa che vuole mettersi di traverso alle politiche bellicistiche di Mosca.
A favore di un maggiore interventismo europeo si schiera l'ex Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, secondo cui "se l'Europa non aumenta la pressione su Mosca, l'Ucraina rischia una guerra infinita", promuovendo l'idea di uno scudo aereo sul territorio della Nato. Chi prende posizione in maniera netta è anche il Belgio, pronto a presentare un decreto che vieta i droni non autorizzati sopra le zone sensibili. "Non dobbiamo permettere che droni ostili entrino nel nostro territorio o sorvolino le nostre basi militari. Gli ordini e le direttive sono chiari: se possibile, li abbatteremo", spiega il governo. E ieri l'aeroporto di Goteborg, in Svezia, si è fermato dopo l'avvistamento di alcuni droni. Che il pericolo russo sia reale lo dimostra anche la Polonia. A fine mese Varsavia avvierà un progetto di addestramento militare volontario aperto a tutti i cittadini. L'obiettivo è formare fino a 400mila civili entro il prossimo anno, pronti in caso di escalation.
Sul campo intanto, mentre Kiev colpisce ancora raffinerie in Russia con raid di droni e costringe l'impianto del colosso Lukoil a fermare la produzione a Volgograd, si continua a combattere duramente. Secondo i media russi, soldati ucraini in trappola si sono arresi volontariamente a Pokrovsk dopo essere stati abbandonati dai loro comandanti. Notizia smentita seccamente da Kiev, secondo cui la battaglia continua, dopo aver rivendicato ieri la riconquista della parte centrale della cittadina contesa dove è stata esposta una bandiera ucraina sull'edificio che ospita il municipio. Situazione complessa e in evoluzione anche a Kupiansk, altro centro nevralgico dei combattimenti.
Anche qui, nel Kharkiv, le forze ucraine sono circondate secondo i russi che contano di prendere il controllo della città entro una settimana mentre Kiev, anche in questo caso, smentisce la ricostruzione di Mosca. Si chiama propaganda, fa parte della guerra. Che, a sua volta, è parte principale del caos globale.