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Scoppia anche la bomba smaltimento rifiuti. Già prodotta l'immondizia di un intero anno

La multiutility Hera: è come spostare un palazzo di venticinque piani

Scoppia anche la bomba smaltimento rifiuti. Già prodotta l'immondizia di un intero anno

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Scoppia anche la bomba smaltimento rifiuti. Già prodotta l'immondizia di un intero anno

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Anche se per chi abitava nei palazzi devastati dall'alluvione sono i ricordi di una vita, gli arredi delle case travolti dal fango e finiti accatastati in strada fino a diventare enormi discariche vanno rimossi al più presto. Erano mobili, elettrodomestici, libri, album di fotografie, quadri, adesso sono un ammasso di materiali indistinti che rischiano di ostacolare il passaggio dei mezzi di soccorso e di quelli necessari per ripulire le strade dal fango.

Lo smaltimento dei rifiuti ingombranti è una delle grandi emergenze del post alluvione. La multiutility Hera, a cui spetta il compito, stima di doverne raccogliere nei territori colpiti dall'emergenza oltre 100mila tonnellate. «Una quantità che normalmente nelle stesse aree viene raccolta in dieci mesi», fanno sapere. Come se dovesse essere spostato un palazzo di 25 piani. In campo 24 ore al giorno la multiservizi ha una task force di un migliaio di persone che lavorano con oltre 250 mezzi tra cui idrovore, autospurghi, motopompe e mezzi per la raccolta dei detriti. Gli operatori non si fermano neppure di notte pur di ripristinare velocemente i servizi idrici, il gas e l'energia elettrica, dove ancora ci sono disservizi. La maggior parte delle problematiche è stata risolta ma ci sono ancora criticità, in particolare nei luoghi colpiti dalle frane, in Appennino, dove è difficile raggiungere i contatori danneggiati.

L'altra emergenza resta quella sanitaria, dovuta alla presenza di acque stagnanti, che possono aumentare il rischio di alcune infezioni gastrointestinali. Al momento gli esperti dell'Istituto superiore di sanità non segnalano situazioni particolari di rischio sanitario, ma sollecitano gli abitanti ad evitare alcuni comportamenti che potrebbero favorirne l'insorgenza. La raccomandazione è bere solo acqua potabile e sicura e mangiare cibo che non sia stato in contatto con acque o fanghi derivati dall'alluvione o con superfici che possono essere state in contatto con questi. È anche opportuno evitare il più possibile il contatto con le acque stagnanti, indossando stivali o calzature robuste. Con particolare attenzione ai bambini, che spesso considerano un gioco il contatto con l'acqua. Per Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, è necessaria una campagna a tappeto di vaccinazione antitetanica anche per chi l'ha fatta un anno fa.

Ancora indefiniti ma ingentissimi i danni all'agricoltura, in un territorio come l'Emilia Romagna a fortissima vocazione agroalimentare, seconda voce di export regionale dopo la meccanica: una ricchezza che rischia di essere in parte compromessa da questa catastrofe. Il 42% della superficie agricola utilizzata, infatti, è stato colpito dal maltempo. Le aziende agricole presenti sul territorio coinvolto sono quasi 21mila, il 49% dell'intera regione, oltre il 29% è presente nei comuni con allagamenti e il 19% in quelli con frane. Una situazione drammatica che - denuncia la Coldiretti - mette in pericolo la prossima produzione del marrone del Mugello Igp e l'imminente raccolta del fieno fondamentale per l'alimentazione degli animali dei tanti allevamenti della zona. La viabilità in alcune zone resta fortemente compromessa.

Ci sono 714 strade comunali e provinciali ancora chiuse alla circolazione, di cui 259 in modo parziale e 455 totalmente.

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