La bomba esplode a mezzogiorno a palazzo Madama. A lanciarla è Matteo Salvini che di fatto rimette in discussione il nome di Guido Bertolaso a candidato sindaco di Roma. La reazione è a catena: la Meloni s'infuria perché teme il ripescaggio di Marchini e annuncia che lei al vertice a palazzo Grazioli non ci andrà. Il Cavaliere sbuffa, disdice il summit a tre, alza il telefono e parla con Salvini e quindi blinda l'ex capo della protezione civile: «Le tre forze del centrodestra, Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, hanno indicato il dottor Bertolaso come loro candidato a sindaco di Roma. Sono convinto che Bertolaso sia l'unico professionista in circolazione capace di rimettere in sesto la Capitale». Insomma, nel centrodestra volano gli stracci. Dalla Lega ammettono: «Siamo in alto mare». Qualche azzurro invece giura: «Fibrillazione destinate a rientrare». In Fratelli d'Italia è ira funesta: «Ma come? Già parte della base mi sta massacrando per la scelta di Bertolaso e ora Salvini lo mette in discussione virando su Marchini? Ma siamo matti?».La miccia l'accende Salvini davanti ai cronisti: «Bertolaso è un candidato proposto dagli alleati e con le sue dichiarazioni sui rom, Rutelli e il Pd, la sua partenza non è stata il massimo per la Lega. A pacchetto chiuso non compro nulla. Quello che dirà la gente di Roma in questi giorni inciderà sulla mia decisione finale. Tutte le partite sono aperte». Raccontano che molti militanti leghisti abbiano protestato per l'appoggio all'ex capo della protezione civile. Il quale ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Non c'è nessuna spaccatura, con Salvini c'è piena condivisione. Ci siamo parlati più volte al telefono e lo incontrerò nei prossimi giorni».Ma a questo punto sono i Fratelli d'Italia ad andare alla pugna: «Sono allibita», commenta la Meloni che non nasconde la sua irritazione nei confronti del Carroccio e si chiede a quale gioco stia giocando Salvini. In queste condizioni, quindi, tanto vale far saltare il faccia a faccia a palazzo Grazioli. Tutto rimandato a settimana prossima dopo che la commissione presieduta da Altero Matteoli e composta da leghisti e fratellitalioti termini il suo lavoro di ricerca dei candidati nelle altre città chiamate al voto.Sul perché della sortita salviniana circolano molte tesi. La prima: le uscite di Bertolaso, soprattutto sui rom, hanno effettivamente provocato uno tsunami tra la base del Carroccio. La seconda: a Salvini, in realtà, di Roma non importa nulla e pensa più che altro alle politiche del 2018; con il Cavaliere in campo, però, la sua leadership torna nel cono d'ombra. La terza: i fuochi d'artificio sulle candidature distraggono i media dai casi giudiziari che coinvolgono il Carroccio. La quarta: la Lega è tutt'altro che unita e una parte occhieggia al centro, Marchini incluso. La quinta: a Salvini non è andato giù che qualcuno degli azzurri parli con l'odiato Tosi. La sesta: è tutta tattica per ottenere il lasciapassare ai candidati verdi a Bologna e Novara.In ogni caso Berlusconi, scocciato dai continui stop and go, tiene il punto su Bertolaso e cerca di mediare. Anche se, secondo alcuni, la carta dell'ex capo della protezione civile è ormai destinata a uscire dal mazzo di quelle giocabili.
E mentre il Cavaliere raduna i coordinatori regionali, Salvini spara; questa volta su Renzi: «Il 25 aprile faremo una grande marcia contro il premier. Quando occupi militarmente le scuole, i tribunali, la tv, le banche, la gente in genere fa le rivoluzioni. Renzi si comporta come Stalin. Sappia il signor Renzi che da oggi è battaglia su tutti i fronti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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