«U na bellissima nottata...», scriveva ieri su Facebook, a urne chiuse, Emanuele Dessì, uno degli impresentabili prima candidati e poi scomunicati dal M5s per la sua casa popolare in affitto a 7 euro al mese e le amicizie con il clan Spada di Ostia. Ha perso la sfida all'uninominale a Latina ma ha buone chance di farcela col listino proporzionale. La è stata, «una bella nottata», anche per molti degli espulsi o presunti tali che da ripudiati, sotto vessillo pentastellato hanno ottenuto un seggio in Parlamento e portato voti ai grillini. E che come Dessì hanno firmato un documento, che non avrebbe alcun valore legale, in cui si impegnano a rinunciare alla elezione: «Ho firmato un foglio per la rinuncia, ma non ho capito cosa c'era scritto», aveva detto l'ex pugile («ho menato a un rumeno», altro suo celebre post) all'indomani delle polemiche. Ora si vedrà.
«Sto aspettando di sapere se l'ufficio elettorale prenderà in considerazione la mia rinuncia alla proclamazione», ha dichiarato ieri Maurizio Buccarella, anche lui tra i furbetti espulsi per le mancate restituzioni di parte dello stipendio al fondo del microcredito, ma eletto al Senato in Puglia nel listino proporzionale. Non ci pensa nemmeno a rinunciare, ed è già pronto a iscriversi nel gruppo Misto invece Catello Vitiello, l'ex esponente della Loggia massonica La Sfinge, il primo dei «reietti» ieri a essere eletto in Parlamento. L'avvocato ha ottenuto oltre il 46% dei voti nel collegio uninominale di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Niente da fare invece per gli altri due ex massoni espulsi dal movimento, Piero Landi e Bruno Azzerboni, candidati all'uninominale in Toscana e Calabria.
Il M5s trionfa clamorosamente a Pesaro, nella sfida diretta contro il Pd anche grazie a un altro grillino scomunicato, Andrea Cecconi, che ha sconfitto il ministro più apprezzato del governo Gentiloni, il titolare dell'interno Marco Minniti, lasciandolo a otto punti di scarto. Sebbene anche lui pizzicato dalle Iene a taroccare le restituzioni dell'indennità, l'ex infermiere Cecconi ha ottenuto il 34% dei voti. Dopo il deferimento ai probiviri, si era impegnato a lasciare libero il seggio. Il suo «collega» Carlo Martelli, anche lui nell'elenco degli espulsi per lo stesso motivo, è capolista nel proporzionale in Piemonte, dove il M5s ha preso il 24%: quasi certo anche il suo ingresso a Palazzo.
Nonostante le polemiche ha fatto il pieno in Basilicata, con il 42% dei voti, doppiando quasi il secondo classificato del centrodestra, il patròn del Potenza calcio Salvatore Caiata, eletto alla Camera nell'uninominale di Potenza. Caiata era finito nella lista degli impresentabili grillini dopo la rivelazione del suo coinvolgimento in un'indagine per riciclaggio non comunicata al movimento all'atto della candidatura. Anche per lui, niente dimissioni in vista: «Sono sereno per la totale infondatezza delle cose che sono state dette e in breve tempo si farà luce su questa cosa: in quel momento chiederò la riammissione al movimento», annunciava dieci giorni fa su Facebook.
In Puglia il collegio di Cerignola è andato a un altro espulso, Antonio Tasso, anche lui ripudiato dai vertici pentastellati dopo la notizia di una condanna in primo grado risalente al 2008 per una vicenda di videogiochi e cd contraffatti. «Ritengo che la mia posizione non sia incompatibile con le regole del m5s, visto che si tratta di un reato prescritto», si era giustificato.
Con oltre 121mila voti - il 46 per cento del collegio uninominale di Bari - entra in Senato anche Gianmauro Dell'Olio che a pochi giorni dal voto era finito travolto dalle polemiche perché socio in affari del capo di gabinetto della Regione, Claudio Stefanazzi, uomo di fiducia del governatore dem Michele Emiliano.
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