Così la scuola "boccia" Renzi: in migliaia contro la riforma

Il popolo della scuola, studenti compresi, scende in piazza contro la riforma di Renzi. Anche la minoranza dem con loro. Ma la Boschi apre: "Non c'è chiusura torale"

Così la scuola "boccia" Renzi: in migliaia contro la riforma

Il popolo della scuola, studenti compresi, scende in piazza contro la riforma di Matteo Renzi. "Siamo almeno in 100mila", dicono gli organizzatori. Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l'intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in commissione alla Camera. "Non c’è un 'prendere o lasciare' - ha detto in serata il ministro Maria Elena Boschi - se ci sono modifiche da fare, le faremo. Non c’è chiusura totale". E un appello al governo perché ascolti il mondo della scuola viene anche dalla minoranza del Pd. Con una lettera pubblicata sull'Huffington Post, Stefano Fassina, Pippo Civati e Alfredo D’Attore chiedono di stralciare la parte relativa alle assunzioni facendo un decreto legge sui precari.

Che la situazione sia complessa lo si era visto a Bologna, dove il premier Renzi ha reagito con fermezza dal palco ai fischi e alle contestazioni, salvo poi discutere a quattr’occhi, nel merito del ddl, proprio con alcuni dei precari che lo avevano contestato. Ieri il ministro Stefania Giannini si è detta "perplessa" perché i punti sui quali si sciopera "sono assolutamente estranei a quello che noi vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica e potenziamento dell’offerta formativa". Ma il ministro ha aggiunto che "è bene che si entri nel merito, che si valuti il contenuto di questa riforma" sulla quale si possono fare "miglioramenti". Come quello apportato ieri sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl. La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della "Buona scuola", che poi passerà all’esame del Senato. Il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma. "Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete", ha aggiunto il senatore del Pd spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e "senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l’ho proposta".

Al momento le posizioni restano molto distanti, con i sindacati che annunciano migliaia di manifestanti ai cortei e prevedono adesioni massicce allo sciopero. Anche se, in realtà, non mancano i prof e i dirigenti scolastici che dichiarano di non aderire e su Twitter parlano di "ignoranza" sui contenuti del ddl. Stesso concetto espresso dalla Giannini ("Forse Camusso non ha letto il ddl") e dal sottosegretario Davide Faraone, che parla di "fantasmi e bugie", mentre il ministro Boschi si chiede "cosa avrebbero potuto organizzare se, invece di mettere 3 miliardi, avessimo fatto tagli come tutti gli altri governi".

I sindacati dal canto loro ribadiscono le ragioni della protesta, e in particolare il "no" ai "super poteri dei dirigenti scolastici", la richiesta di un piano di assunzioni per stabilizzare il lavoro di docenti e Ata e il rinnovo del contratto scaduto da sette anni, oltre a forti investimenti. I cortei di oggi, che si sono svolti in sette città (Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma), hanno visto schierati compatti cinque sindacati della scuola: Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals Confsal e Gilda. I leader erano sul palco a Roma, Milano e Bari. In piazza anche i Cobas, che però si sono smarcati dai "cinque sindacati monopolisti"

538em;"> che, secondo il leader Pietro Bernocchi, "si sono già pronunciati a favore di un compromesso a perdere con Renzi". La protesta dei Cobas si è concentrata a Roma, dove hanno manifestato prima davanti al Miur e poi in piazza Montecitorio con gli studenti.

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