Con la scusa dell'epidemia i grillini si tengono i soldi

Le restituzioni degli stipendi si sono fermate, solo 49 hanno versato. Da Di Maio a Crimi, i big non in regola

Con la scusa dell'epidemia i grillini si tengono i soldi

Stop alle restituzioni: i parlamentari grillini (ora) intascano lo stipendio. Addio politica francescana.

La regola madre della propaganda Cinque stelle salta in piena emergenza coronavirus. La crisi si fa sentire per deputati e senatori. Alla data del 19 maggio 2020, i parlamentari in regola con le restituzioni sono 49 su 299. Il dato è consultabile sul sito Tirendiconto.it. E dunque, circa l'84% del gruppo parlamentare intasca l'indennità completa. Insomma, si comporta al pari dell'odiata casta. Il regolamento interno dei 5 stelle impone a ogni portavoce (deputato o senatore) di restituire una somma forfettaria di 2mila euro. A cui va cumulata la parte dei fondi non spesi (che varia di mese in mese). Ma la vera sorpresa arriva spulciando i nomi dei parlamentari non in regola. Vito Crimi, il capo politico del Movimento chiamato a far rispettare le regole per tutti, guida il gruppo dei morosi: le rendicontazioni sono ferme a ottobre 2019. Crimi deve restituire 8 mila euro. Un paradosso: il leader dei Cinque stelle, che il 22 aprile ha firmato la lettera di espulsione (per le mancate restituzioni) del deputato Nicola Acunzo e del senatore Mario Michele Giarrusso, è il primo a infrangere la regola. Ma per il capo la «legge grillina» non vale. E non vale nemmeno per l'ex capo politico dei Cinque stelle Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri ha sospeso la restituzione dello stipendio (come si legge sul sito Tirendiconto.it) da novembre 2019. Di Maio ha un debito di 6mila euro. Al pari degli epurati Giarrusso e Acunzo, il titolare della Farnesina intasca da novembre lo stipendio.

Ma Di Maio non è l'unico ministro furbetto: Stefano Patuanelli non risulta in regola. L'ultima rendicontazione del ministro dello Sviluppo economico risale al mese di dicembre: debito di 4mila euro. E così, scorrendo l'elenco spunta tra i morosi anche il nome del Guardasigilli Alfonso Bonafede fermo a gennaio 2020. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha smesso di rendicontare (e restituire metà dello stipendio) da dicembre 2019. Dovrebbe restituire 4mila euro. Nella situazione analoga si trova il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Tra i super-morosi spicca il nome del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro che dovrebbe restituire 8mila euro. Non risulta in regola il senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Un mese di ritardo nella rendicontazione per il capogruppo a Palazzo Madama Gianluca Perilli. Mentre per il capogruppo Cinque stelle alla Camera Davide Crippa l'ultima restituzione è avvenuta nel mese di dicembre. Ma non tutti sono furbetti: c'è chi (in 49) continua a rendicontare e restituire una parte dello stipendio. Il presidente della Camera Roberto Fico è tra i virtuosi. Doppio pallino verde (che certifica la regolarità delle restituzioni) per il viceministro dell'Economia Laura Castelli. E anche il ministro della Pubblica istruzione Lucia Azzolina risulta in regola con le restituzioni. Nella pattuglia dei parlamentari virtuosi c'è il nome di Luigi Iovino, deputato campano e molto vicino al ministro degli Esteri. Disco verde per Emanuela Corda e Mario Turco.

Con l'ultima grana, la questione rimborsi ritorna a tenere banco nel Movimento: a dicembre scorso, l'ex capo politico Di Maio è stato costretto, in seguito a forti malumori, a modificare il sistema di restituzioni. Estromettendo il ruolo dell'associazione Rousseau di Davide Casaleggio.

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