Se per il giudice è un diritto lavorare troppo lentamente

Operaia vince causa contro l'Electrolux: aveva ricevuto una multa pari ad un'ora di lavoro perché poco solerte

Se per il giudice è un diritto lavorare troppo lentamente

E chissà se alla fine sarà ritenuto legittimo almeno un garbato invito a tenere il ritmo, un cauto rimbrotto, una moral suasion nei confronti del dipendente perché faccia il suo dovere con la stessa solerzia dei suoi colleghi: o se anche questi verranno considerati comportamenti lesivi dei diritti sindacali.

Per ora c'è da prendere atto che di fronte alle lentezze di un'operaia, i giudici del tribunale di Treviso hanno ritenuto che sia ingiusta anche la più blanda delle sanzioni formali previste dal contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici: una punizione quasi simbolica, la trattenuta di un'ora di stipendio. L'azienda aveva ritenuto che fosse un modo equilibrato per richiamare la signora alla necessaria corrispondenza tra lavoro e stipendio: ti paghiamo perché tu produca. Invece i giudici cui l'operaia si era rivolta le hanno dato ragione. Sanzione annullata. Si può continuare a lavorare senza fretta.

Tutto accade in una delle aziende simbolo del Nord Est profondo: la Electrolux di Susegana, uno degli stabilimenti su cui ha sventolato per decenni il marchio della Zanussi, e che nel 1984, vent'anni dopo la morte del geniale fondatore del marchio, venne rilevata dal gruppo svedese quando ormai era sull'orlo della chiusura. Ma l'entrata nella galassia Electrolux non ha impedito che a Susegana e negli altri stabilimenti veneti del gruppo continuasse la tradizione di un sindacalismo forte e combattivo. Anche i nuovi padroni svedesi hanno dovuto fare i conti con consigli di fabbrica tosti, poco inclini alle concessioni. E anche la storia recente del confronto sindacale in Electrolux è costellata di scontri frontali.

Anche l'episodio finito ieri al centro delle cronache fa parte di queste consuetudini di combattività operaia. In un'altra fabbrica, un operaio colpito dalla multa di un'ora avrebbe brontolato un po', ma difficilmente si sarebbe infilato nel tunnel di una vertenza legale costosa, lunga e dagli esiti incerti. Invece, spalleggiata dai sindacati, l'operaia di Susegana ha deciso di fare causa alla Electrolux. E ha vinto.

Cosa le rinfacciavano i suoi capi? Di lavorare piano. Per l'esattezza: più piano dei suoi colleghi. E questo per l'azienda era il dato cruciale: gli altri operai che le stavano accanto tenevano tranquillamente il ritmo. Lei no. Quindi per l'azienda i tempi di produzione erano del tutto sostenibili, e non starvi dietro era una scelta deliberata dell'operaia. Tutto risale alla primavera dell'anno scorso quando - secondo quanto riferito venerdì dalla Tribuna - «l'operaia non sarebbe stata in grado di seguire i tempi di esecuzione di alcune fasi di montaggio da svolgere in sincronia con alcuni colleghi». Pertanto la donna è stata «accusata di aver svolto troppo lentamente il suo lavoro sulla linea di montaggio, causando la perdita di alcuni pezzi di prodotto».

Non è, come si può vedere, una storia eclatante di improduttività, uno di quei casi di fronte ai quali (è accaduto di recente alla Rgm di Genova) la magistratura ha ritenuto legittimo persino il ricorso al licenziamento. L'operaia di Susegana, invece, non si può dire che non lavorasse: semplicemente, lo faceva con il suo passo. I suoi capi hanno temuto forse che contagiasse i colleghi: il cattivo esempio, come è noto, si diffonde assai più di quello buono. E per fare qualcosa, per mandare un messaggio a tutti senza infierire sull'operaia, hanno pensato che la multa di un'ora fosse la dose giusta di punizione. Convinti che la signora incassasse il colpo e capisse il messaggio.

Niente affatto. Convinta di essere vittima di una ingiustizia macroscopica, si è rivolta al sindacato e ha fatto partire il ricorso contro la sanzione. Tesi difensiva: non sono più lenta, sono solo inesperta. La storia non dice se davvero la signora fosse stata assunta da poco, o se fosse stata da poco assegnata alla linea di montaggio.

Sta di fatto che il primo tentativo di mediazione ha dato ragione all'operaia. E quando la Electrolux ha chiesto una pronuncia del tribunale civile di Treviso, anche lì la dipendente si è vista dare ragione. Sanzione annullata, ora restituita.

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