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Se la Lega di Salvini fa la festa ai veneti

Se la Lega di Salvini fa la festa ai veneti

Oggi la Lega di Matteo Salvini ha organizzato al PalaOlimpia di Verona una grande manifestazione sul tema della legittima difesa. Oltre al segretario, interverrà anche Giulia Bongiorno, già avvocato di Andreotti nei processi per mafia e successivamente parlamentare con Gianfranco Fini. L'iniziativa è stata predisposta con cura e punta a fare affluire nella città scaligera, anche dal Sud, molte migliaia di sostenitori della Lega.

In un'Italia che spesso ha visto finire sotto processo quanti sono stati aggrediti e sono stati costretti a proteggersi, si capisce il senso della manifestazione. Al tempo stesso vi sono pure obiettivi politici: come si comprende dalla scelta della data. Il segretario leghista è stato esplicito quando ha affermato che per il suo partito si tratta «tornare ad appropriarsi di una festa che da anni si è tinta di rosso». Si vuole insomma contrapporre la Lega alla sinistra, per diventare il riferimento di quanti non hanno mai apprezzato il Partito comunista e le sue varie reincarnazioni.

Non è tutto. Bisogna infatti tenere in considerazione che il 25 aprile non è solo l'anniversario della Liberazione. Il calendario liturgico oggi ricorda San Marco e dal 2012 nella giornata dedicata al santo protettore della Serenissima chi rivendica il diritto all'autodeterminazione si trova con le proprie bandiere dinanzi alla cattedrale veneziana.

Scegliendo proprio il 25 aprile e proprio il Veneto, ma a Verona (all'estremo opposto rispetto a Venezia), a giudizio di vari commentatori Salvini ha voluto rendere evidente il proprio primato all'interno di un'area elettorale: contrapponendosi non solo alla sinistra, ma anche al variegato mondo indipendentista.

È facile prevedere come, nel confronto numerico tra Verona (le masse convocate dal Carroccio) e Venezia (i sognatori di un'indipendenza oggi auspicata da troppe sigle in conflitto tra loro), Salvini avrà la meglio. Ma non è detto che in questo modo riesca davvero ad archiviare quella «questione veneta» che pure molti leghisti di Treviso, Padova o Vicenza continuano a giudicare cruciale.

In effetti, su decisione di Luca Zaia il 22 ottobre i cittadini saranno chiamati a esprimersi su un referendum sull'autonomia senza alcuna reale conseguenza giuridica, ma che nei fatti riproporrà la contrapposizione tra il Veneto e il potere centrale. La conseguenza è che per mesi in tutta la regione si tornerà a parlare di ciò che davvero ossessiona la gente: non già gli immigrati o i rom, ma invece quel residuo fiscale che svuota le tasche della gente senza darle servizi decorosi. In questo dibattito, una Lega in passato indipendentista e ora lepenista si troverà in difficoltà, se non sarà capace di fare una scelta precisa e non sarà disposta a difendere fino in fondo le ragioni dei veneti.

Oggi la Lega è scesa in campo contro San Marco e ha opposto Verona a Venezia, provando a svuotare ogni rivendicazione indipendentista.

È molto probabile che in questa battaglia di numeri e presenze possa prevalere, ma c'è il rischio che tra qualche mese la sua possa rivelarsi la classica «vittoria di Pirro».

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