Coronavirus

Se l'emergenza ferma il diritto

Se l'emergenza ferma il diritto

In principio fu il terrorismo islamico. Vennero poi la crisi dei debiti sovrani, le migrazioni dal sud del mondo e, ora, l'epidemia di Coronavirus. Frutti avvelenati della globalizzazione, del disordine mondiale, di un livello inedito di interconnessione e di mobilità. Fenomeni straordinari che hanno determinato reazioni straordinarie. A seconda dei casi: leggi speciali, limitazioni delle libertà e della privacy, sospensione della fisiologia democratica, interpretazione restrittiva dei principi costituzionali... Pare, dunque, che quello «stato di eccezione» teorizzato negli Anni 20 del Novecento dal giurista tedesco Carl Schmitt non sia più così eccezionale. Detta all'ingrosso, l'intuizione schmittiana fissava il principio per cui quando una nazione è soggetta ad una minaccia straordinaria la politica prende il sopravvento sulla legge e «il sovrano» assume in autonomia le decisioni che ritiene necessarie. L'urgenza sospende il diritto, e lo fa in nome di un diritto superiore: quello di autoconservazione. Più è sviluppato il senso di insicurezza dei cittadini, più viene giustificato lo stato di eccezione. Lo sradicamento con la conseguente crisi di identità di individui e nazioni, la debolezza della politica e la perdita di ruolo degli Stati rendono oggi i cittadini particolarmente insicuri. Il bisogno di protezione ha perciò la prevalenza su tutto, anche, ci dicono le ricerche sociali, su principi cardine della democrazia un tempo indiscutibili. C'è solo un problema: la tempra del «sovrano». Perché la deroga delle norme e la concentrazione del potere non diano adito ad abusi e non espongano a rischi maggiori rispetto alla minaccia che si intende fronteggiare, occorrono infatti uomini di governo particolarmente strutturati.

Servono senso dello Stato, autorevolezza, cultura politica e capacità gestionale fuori dal comune. Non esattamente le qualità esibite in questi giorni dal premier Giuseppe Conte (oltre che da alcuni governatori).

*senatore di Forza Italia

Commenti