Adesso la gireranno così: l'aborto resta un peccato, ma meno, molto meno di prima, adesso che c'è Francesco. Balle.
Il giudizio invece resta quello immutabile dei Papi: è colpa gravissima. Bergoglio lo ha definito, citando il Concilio, «delitto abominevole». Ma il male non ha il diritto di dire l'ultima parola su chi lo compie. La misericordia è più forte. Così il Papa si avvicina alle madri che hanno ucciso e dice loro, come farebbe Cristo: donna non piangere più, sei perdonata, va' in pace.
L'occasione è il Giubileo della Misericordia. Inizia l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata Concezione: comincerà allora il tempo della grazia, che purificherà chiunque la chieda, e durerà fino al 20 novembre del 2016. Non è sospesa la scomunica che grava su questo atto di soppressione della vita umana, ma essa potrà essere cancellata da qualsiasi sacerdote.
Si dirà che è una novità assoluta. Non lo è. Ma è una stupenda novità che sia colta da tutti come una novità. Non è un gioco di parole, ma è la giostra dei mass media, i quali oggi apprezzano senza filtri velenosi le scelte del Papa regnante.
Chi scrive ricorda il trattamento subìto dal cardinal Giovanni Saldarini quando proclamò un tempo analogo di misericordia per i giorni dell'esposizione della Sindone a Torino. Fu irriso dai progressisti per «un decreto straordinario di clemenza», da re di Burgundia: assurdo e retrò, essendo l'aborto un diritto, e che bisogno c'è di perdonarlo? Che ridere poi questa storia del perdono sì, però “entro e non oltre”, ah ah. «Le rigorose leggi del marketing della Redenzione hanno costretto il buon cardinale a limitare il “pacchetto” al periodo che va da oggi sino alla mezzanotte del 14 giugno prossimo, termine ultimo e improrogabile oltre il quale si torna alla normale burocrazia della colpa» (19 aprile 1998, Corriere della Sera , prima pagina, Francesco Merlo). Non accadrà con Francesco, scommettiamo? E meno male.
Esistono tempi di misericordia più grande, per marcare che un giorno non è uguale a un altro: qualcosa di irripetibile può accadere, siate desti. Questo dice l'indizione del Giubileo. E non è vero quel che dice il Siracide: «Niente di nuovo sotto il sole». Qualche volta il sole illumina una dolcezza inaspettata. E questo è insopportabile per i cinici, che sono sempre pigri, e godono di essere irredimibili. Le donne che hanno abortito non sono così.
Ottenere l'assoluzione per l'aborto è sempre stato complicato. Occorre, in epoche ordinarie, che il sacerdote abbia una specifica “provvista” dal vescovo, per cui deve domandargli il permesso o inviargli la penitente, anche se in certi santuari è sempre possibile ottenere l'assoluzione dall'aborto. Questa specie di caccia al tesoro dell'assoluzione sembra tirare giù la saracinesca davanti al dolore del pentimento, facendo sì che si diffonda l'idea comune che non solo non è colpa, ma è un diritto; dall'altra che è un crimine imperdonabile. Il Papa oggi ripete l'insegnamento della tradizione: c'è colpa grave, certo che c'è, nonostante tutte le giustificazioni che pur se ne possono dare, esiste sempre uno spazio di libertà; eppure c'è perdono.
Del resto, se non fosse un delitto, che bisogno ci sarebbe della misericordia?
Per finire. Ho scritto sempre e solo: donne. Sbagliato. Nell'aprile del 2014, Francesco raccontò: «Uno mi ha chiamato da una parte.
Aveva un pacchetto e mi ha detto: “Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per abortire. Ho trovato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita!”. Mi ha consegnato tutti questi strumenti. Pregate per quest'uomo bravo!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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