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Se il Pd inquina la democrazia

Lo stesso canovaccio, quello di sempre, con le solite ossessioni e non importa che la sinistra su questa trama abbia finito per perdere se stessa.

Se il Pd inquina la democrazia

Lo stesso canovaccio, quello di sempre, con le solite ossessioni e non importa che la sinistra su questa trama abbia finito per perdere se stessa. Una democrazia sana non ha bisogno di demonizzare l'altro, lo riconosce come avversario, legittimo, di cui non condividi il punto di vista, il programma, le scelte, ma che rispetti come cittadino della repubblica. Questa non è una democrazia sana. La campagna elettorale di Enrico Letta non punta alla vittoria, non dice perché bisogna votare Pd, ma si gioca ancora una volta sull'anti, sul perché gli altri sono impresentabili. è una storia vecchia. Il Pd ti racconta solo quello che non è. È anti berlusconiana, anti Salvini e anti Meloni. È anti destre, anti sovranista e senza alcun dubbio anti fascista. Qualche volta è ancora ferocemente anti capitalista. È rossa, verde e arcobaleno. Era anti populista, ma poi ha abbracciato i grillini. Era no global, ma con il tempo se lo è dimenticato. È diventata europeista e atlantica come reazione agli euroscettici e ai nazionalisti. È anti liberista, ma stravede per Soros. È anti imperialista, ma si lamenta se l'America si richiude in se stessa. È una sorta di sindrome del positrone, l'antiparticella con carica positiva dell'elettrone. Questo vizio, ripetuto per decenni, ha finito per consumare lo spirito democratico di questo Paese. Lo ha inquinato. Il paradosso è che a delegittimare la democrazia sia stato proprio il partito che si è battezzato come democratico. Non si sono mai resi conto di quanto questo atteggiamento sia in realtà frutto di una cultura autocratica, da partito unico, che pretende di governare per grazia di Dio e volontà della nazione. Tutto questo avviene puntualmente davanti alle elezioni, perché poi nei tempi normali della politica il vizio si stempera. L'altro, l'infame, torna a essere u n soggetto politico con cui si possono votare leggi insieme, con cui si può comunque condividere, borbottando, la stessa maggioranza, con cui si può provare anche una certa simpatia, come lo stesso Letta ha più volte mostrato nei confronti della Meloni. Il segretario del Pd davanti al voto preferisce invece indossare una maschera comoda e scontata. L'aspetto meschino di questa storia è che il gioco di demonizzare è un'offesa soprattutto nei confronti degli elettori. Non è alla Meloni, a Salvini, a Berlusconi che non si riconosce la legittimità politica. Sono gli elettori che vengono retrocessi a «non cittadini». Si punta l'indice e si ritrovano «peccatori», carne da macello di leader bollati come sovranisti o populisti. Non c'è neppure la fatica intellettuale di capire le ragioni di un voto che non è anti sistema. È il voto di chi, a torto o a ragione, si sente conservatore o, semplicemente, si è sentito abbandonato o magari non si fida dello Stato o si è ritrovato senza respiro nella ragnatela della burocrazia. L'idea che chi non vota Pd sia un elettore indegno è francamente odiosa.

È la grande ipocrisia del Partito Democratico.

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