Ha "vinto" la linea italiana. Se una ong carica migranti a bordo senza lasciare alla Libia la gestione dei soccorsi, allora spetta ai Paesi di cui la nave batte bandiera farsi carico dello sbarco. E magari l'aiuto potrà arrivare da chi per anni si è speso in (vuote) parole di sostegno senza muoversi davvero per risolvere la crisi migratoria che premeva su Italia, Malta e Grecia. I 64 immigrati recuperati il 3 aprile scorso non lontano dalle coste di Zuara non metteranno piede nel Belpaese. Dopo lo sbarco a Malta, verranno suddivisi tra Germania, Francia, Portogallo e Lussemburgo.
L'annuncio è stato dato stamattina dal premier maltese Joseph Muscat. La soluzione ad una situazione complicata che si protraeva da settimane è arrivata "grazie a un efficace coordinamento della Commissione europea". Nessuno degli immigrati di Alan Kurdi rimarrà a La Valletta. Il premier, così come il governo italiano, è stato chiaro fin da subito: Malta "non può permettersi di assumersi questo onere da sola". E neppure l'Italia.
Tra Roma e La Valletta è nata una cooperazione per combattere lo strapotere delle Ong nel Mediterraneo. Si tratta di un riavvicinamento dopo le numerose polemiche della scorsa estate e i rimpalli di accuse reciproche. Matteo Salvini - dopo il caso Sea Watch - ha emanato una direttiva per impedire alle navi umanitarie di sbarcare nei porti italiani. Per questo Sea Eye, in applicazione della circolare, è rimasta per qualche giorno in rada di fronte a Lampedusa (ma fuori dalle acque territoriali italiane) per poi dirigersi verso Malta. È stata la Germania, Stato di bandiera della Alan Kurdi, a farsi carico del "problema" dopo le pressioni del Viminale sul collega tedesco. Poi l'intervento dell'Unione Europea ha permesso di arrivare all'accordo definitivo: tutti i 64 migranti scenderanno sull'isola maltese, infine prenderanno la via di Berlino, Parigi, Lisbona e Lussemburgo.
Anche in altre occasioni (vedi il caso Sea Watch, per esempio) alcune capitali europee si sono fatte carico di un numero più o meno limitato di immigrati. A Bruxelles non si è giunti a un accordo di lungo termine che permetta di dirimere automaticamente la questione, ma si è deciso di affrontare le crisi (navi Ong cariche di immigrati che non sanno dove sbarcare) caso per caso. È la prima volta, però, che un natante umanitario non lascerà alcun immigrato né in Italia (dove sperava di approdare nei primi giorni) nè a Malta.
Una vittoria per i Paesi più esposti nel Mediterraneo, soprattutto in questo periodo di grandi tensioni in Libia. Tripoli è è sotto assedio e le partenze potrebbero ricominciare. Secondo La Stampa, Conte potrebbe essere costretto a "riaprire" i porti italiani in caso di guerra tra Haftar e Al Serraj. Poter contare su un precedente come questo di Alan Kurdi, con i Paesi Ue di nuovo coinvolti nella redistribuzione dei migranti, potrebbe diventare una spalla dove appoggiarsi in caso di una nuova ondata migratoria.
"Come promesso, nessun immigrato a bordo della nave Alan Kurdi arriverà in Italia - esulta il ministro dell'Interno - Verranno trasferiti in altre nazioni europee, a partire dalla Germania che è il paese di quella ong. E ora anche La Valletta fa benissimo a denunciare la pressione indebita e pericolosa delle Organizzazioni non governative.
La vicenda della Alan Kurdi rafforza la collaborazione tra Italia e Malta contro i trafficanti di esseri umani: non possiamo essere lasciati soli a fronteggiare sbarchi e trafficanti di esseri umani. Ribadiamo, con forza, che le ong non sono al di sopra della legge. Noi e Malta siamo stati i primi a dirlo, e ora se ne accorgono in tutta Europa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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