Abbandonato durante un conflitto a fuoco dal boss degli «Urabanos», Dairo Usuga David, il cane era stato adottato da Cesar Martinez, il cui soprannome «Tierra» provocava un brivido tra la gente dei territori dove svolgeva la sua attività. Tra quell'incrocio di Pointer e Black Hound («Fino colombiano» lo chiamano le genti del posto) e Tierra era nata ben più di una simpatia. Se l'incontro con il cane era poco raccomandabile non era per la sua aggressività, ma per il fatto che era il cane di Tierra, uno che alla droga dava del «tu», visto che ne era considerato un vero e proprio «re». Da almeno una dozzina d'anni, Tierra, come lo chiamavano amici e nemici in Colombia e nei paesi dove lui «lavorava», era dedito al traffico di droga e non si trattava di erba da due soldi, ma di un mare di cocaina, di quella finissima che finiva nei mercati di mezzo mondo. Insomma, Cesar Martinez, alias Tierra, era considerato dagli agenti del narcotraffico mondiale come una delle punte di diamante del traffico di coca ed era seguito dalla polizia colombiana e dall'Interpol in un programma particolare fatto di talpe, amici fraudolenti, nemici dichiarati, donne tanto fatali quanto letali e, insomma da tutti quegli ingredienti che si potrebbero reperire in un film di Brian de Palma con Al Pacino.
Sapendo benissimo in quale mondo «minato» si muoveva, Cesar Martinez, ormai non si fidava ormai più neanche dei vecchi amici e rispettava solo i suoi cani che, lui pensava, non lo avrebbero mai tradito. E sarebbe stato sicuramente così, se non ci si fosse messo di mezzo el senior Major Milton Leonardo Sandoval, capo dell'accademia di polizia militare e della scuola di addestramento dei cani antidroga che, in Colombia, rappresentano un vero e proprio braccio della legge e delle autorità militari. In quella nazione, dove la droga nasce, viene «curata» amorevolmente, i cani antidroga non si limitano all'azione di sorveglianza in porti, aeroporti e dogane, ma partecipano quotidianamente, assieme alle forze di polizia, a rastrellamenti, imboscate, cacce e sparatorie.
Dopo lunghi pedinamenti e una favorevole intercettazione ambientale, i poliziotti di una speciale unità antidroga di Bogotà, sono riusciti a incastrare Tierra, assieme ad altri nove criminali di una banda tristemente nota come «El Usuga». Cesar Martinez «Tierra» era ormai al terzo posto nella gerarchia della banda ed era incaricato di ottenere armi pesanti. Tutti i criminali di tale risma hanno un cane che spesso fanno partecipare a combattimenti neanche clandestini, tanto nel loro territorio hanno il pieno controllo di ogni foglia che si muova. Di solito però si tratta di razze particolari da difesa e attacco: i Dogo argentini, i terribili Presa canario, i Pitt Bull e altri cani frutti di incroci tra di loro. Quando, durante l'arresto di Tierra, i militari si sono trovati davanti il meticcio sono rimasti un po' perplessi. L'incrocio da caccia, di tre anni, era stato scelto dallo spacciatore non per l'aggressività ma per il fiuto sopraffino nell'annusare la qualità della droga. E proprio questa sua caratteristica, dopo sei mesi di addestramento nelle forze speciali antidroga, ne ha fatto uno dei migliori soggetti da impiegare nelle operazioni di ricerca degli stupefacenti.
Pecas, così chiamato per le macchie nere, ha dunque «saltato il fosso».Ora in carcere, il temibile Tierra, starà rimuginando sul fatto che non potrà più fidarsi proprio di nessuno. Neanche del più fedele amico dell'uomo.
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