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Schlein ormai all'angolo impone il silenzio in tv. Ma il partito è in rivolta

La segretaria vieta ai suoi Tg1 e Tg2 rei di aver dato spazio alle inchieste. I dem: "È incapace di difenderci e pensa solo alla sua corrente: siamo come l'aereo più pazzo del mondo"

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D'Alema si ispirava a «L'arte della guerra di Sun Tzu». Elly Schlein, assai più giovane e pacifista, avrà quale riferimento altri testi assai più inclusivi e intersezionali.

Sarà per questo che, con il Pd investito dallo tsunami appulo-piemontese e con i presunti (da lei) fraterni alleati 5S che randellano senza pietà la sua leadership e il suo partito volteggiando come avvoltoi affamati sull'elettorato dem, che fa la segretaria? Non replica alle valanghe di ingiurie che il fido alleato Giuseppe Conte scaraventa sul Pd. Annuncia giuliva che se qualcuno vuol candidarsi deve presentarle la fedina penale e che «non tratterò più con le correnti sulle liste», ossia che d'ora in poi deciderà solo lei chi piazzare e dove, perché tutti gli altri dirigenti sono brutti, sporchi e cattivi. E intanto decreta l'Aventino contro il Tg1 e il Tg2, rei di aver dato troppo spazio alle inchieste sul Pd, vietando ai suoi di concedere loro interviste o dichiarazioni. Sabato sera - raccontano i ben informati - ha fatto persino bloccare dal braccio destro Flavio Alivernini un nutrito gruppo di altissimi dirigenti (alcuni pure di provata fede schleiniana) che erano in procinto di recarsi alla festa per i 60 del direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci. Cui invece partecipava radioso l'ineffabile Conte, sottobraccio al suo ex vicepremier Salvini e a tanti altri vip. Nel Pd sono furenti: «Ma vi pare che in piena campagna elettorale ci facciamo del male da soli disertando i telegiornali più visti?», osserva un aspirante candidato.

Nel Pd monta la rivolta contro una leader che mostra «una sconvolgente incapacità di difendere il suo partito», dice una parlamentare: «Sembriamo l'aereo più pazzo del mondo, affidato al pilota gonfiabile». Schlein, accusano molti, «usa questo casino per far vincere la propria corrente azzerando tutte le altre», a cominciare da quella riformista. «Basta vedere come la sinistra approfitta del caso piemontese per far fuori tutti gli altri», spiegano da Torino. Il tutto, fanno notare dalla Puglia, mentre «uno dei principali consiglieri di Elly, ossia il capogruppo Francesco Boccia, qui è il grande sponsor del sistema Emiliano, con annessi trasformisti, alleanza organica con i civici e candidature come quella della Maurodinoia, imposta anche nelle liste nazionali». E «chi ha provato a resistere a quelle forzature è stato messo da parte», denuncia il franceschiniano Alberto Losacco a Huffington Post. Alle inchieste sul «puttanaio» pugliese (copyright Nicola Fratoianni) e sui pasticci torinesi il Nazareno risponde annunciando un roboante «codice etico» affidato alla supervisione del solito pm approdato alla politica: nel caso di specie l'ex procuratore Antimafia Franco Roberti, europarlamentare uscente Pd nonché lambito dal pasticciaccio dei dossieraggi Dna.

Contrattacca Pina Picierno: «Il codice etico del Pd esiste dal 2008. Autocertificazioni, carte e cartuscelle servono solo a lavarsi la coscienza, ma non a cambiare le cose». Poi denuncia il sospetto che cresce nel Pd: che si voglia «usare la questione morale come una clava per dire ora comando io». In molti parlano di Conte e delle sue accuse ai dem perché Elly intenda: «No ai trasformismi, ma guai a mettere in discussione un'intera classe dirigente perché ha radicamento e consenso sul territorio. Su questo dobbiamo rispondere colpo su colpo», dice il senatore ed esponente della segreteria Pd, Alessandro Alfieri. «Cari Schlein e Bonaccini, la comunità Pd è fatta a larghissima maggioranza di persone per bene. E questo va detto chiaramente», ingiunge la ex ministra Valeria Fedeli. Dice Debora Serracchani. «Prima di fare lezioni di moralità a destra e a manca, Conte valuti se sia eticamente raccomandabile l'opportunismo di fare e disfare accordi politici per calcolo elettorale». E Lia Quartapelle infierisce sul grillino romano De Vito, condannato a 8 anni per corruzione: «Conte tuona che la legalità è la sua stella polare.

Ma qualcuno dei suoi ha perso la bussola».

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