La «mossa del cavallo» di Matteo Salvini spiazza gli alleati di centrodestra e incassa un «no grazie» dal Pd.
Il leader del Carroccio mette sul piatto del trattative per il Quirinale un «governissimo» (con tutti leader) che vada avanti fino al 2023 anche senza il premier Mario Draghi. Una mossa per smarcarsi sia dagli alleati di Fi - che avvertono «senza Draghi a Palazzo Chigi si va al voto» - sia dal fronte interno guidato da Giancarlo Giorgetti.
Salvini getta l'amo: «Una volta eletto un presidente della Repubblica di alto profilo, essendo un anno complicato dal punto di vista sociale, economico e sanitario (...) o c'è un governo ai massimi livelli e vertici o avrà una navigazione complicata. Non parlo di me stesso, sto facendo un ragionamento complessivo. Noi non abbiamo nessuna exit strategy, l'obiettivo è l'opposto: rafforzare il governo in un anno difficile per il Paese».
Eccola, la proposta che punta a sparigliare le carte nel bel pezzo delle trattative per l'elezione del prossimo Capo dello Stato: un passaggio che Salvini auspica «possa concludersi in 15 giorni». L' offerta prescinde dalla presenza di Draghi a Palazzo Chigi: «La nostra proposta vale a prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio. È un anno pre-elettorale: se si fa un anno di campagna elettorale in Consiglio dei ministri è difficile; se ci sono i leader è meglio».
Su quest'ultima opzione arriva la frenata del ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega: «Draghi ha dimostrato autorevolezza nel governo e fuori dal governo. Qualcun altro può avere la stessa autorevolezza di Draghi? Non lo so. Io parlo di quello che ho visto fino ad oggi».
Dal Pd trapela un no al «lodo Salvini». Dal Nazareno il governo dei leader viene derubricato a «posizionamento tattico». L'impressione al Nazareno è che il leader della Lega voglia «tirare la palla in tribuna». È costretto ad escogitare proposte improbabili - è il ragionamento Pd - per attutire lo stallo in cui è la trattativa nel centrodestra, bloccata su Berlusconi. Per il Nazareno, il metodo e i requisiti del nuovo capo dello Stato «sono quelli chiariti da Letta e di cui il Pd discuterà sabato alla direzione coi gruppi parlamentari: larga condivisione e scadenza naturale della legislatura».
Però un varco si apre. Ad offrirlo è l'ex capogruppo al Senato del Pd Andrea Marucci: «La proposta di Salvini sul governo dei segretari? È molto positivo che il leader della Lega stia diventando consapevole che la legislatura debba continuare con Draghi o senza Draghi premier». E anche il leader di Iv Matteo Renzi non disdegna: «L'idea di Salvini del governo dei migliori non è sbagliata». Sull'ipotesi di entrare nell'esecutivo: «Ho già dato».
Sul fronte del centrodestra, le mosse di Salvini creano malumori negli alleati: «I momenti difficili non si affrontano con maggioranze formate da chi ha programmi alternativi, sia con Draghi che senza Draghi. A maggior ragione se parliamo di un esecutivo Draghi senza la figura che rappresentava l'unico apparente collante. Non vogliamo giudicare gli altri ma rivendichiamo la coerenza di Fdi secondo cui il diritto di un popolo di poter scegliere da chi farsi governare sia un'opportunità» spiega il capogruppo Fdi Francesco Lollobrigida.
Getta altra benzina sul fuoco il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari: «Noi dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo e ci vogliamo giocare la partita in questo modo andando verso quella soluzione. Dobbiamo però prepararci un piano B, trovare un'altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra, io vedo questo schema» dice a Radio Anch'io.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.