Cronache

Selene dai suoceri: "Tra 4 giorni sarete nonni". Poi tutta la casa è crollata per la fuga di gas

L'infermiera avrebbe partorito domani. La lettera commovente scritta dagli ex studenti del professor Carmina: "Buon volo, sei stato un maestro di vita"

Selene dai suoceri: "Tra 4 giorni sarete nonni". Poi tutta la casa è crollata per la fuga di gas

«Ormai è fatta. Tra pochi giorni sarete nonni». Il conto alla rovescia era cominciato. E Selene lo scandiva con la tipica gioia di chi, per la prima volta, sta diventando mamma. Una felicità da condividere coi propri genitori, ma anche con i suoceri. Per questo Selene nel sabato sera maledetto era con Giuseppe in casa della famiglia Carmina. Per rinnovare il solito annuncio che regala sempre un'emozione nuova: «Ormai è fatta. Tra pochi giorni sarete nonni». Volti sorridenti. Da una parte gli anziani genitori di Giuseppe, dall'altra la giovane coppia di sposi che 8 mesi fa aveva - come si suole dire con una frase a gettone - «coronato il sogno d'amore».

Un sogno andato in fumo nella polvere delle macerie. Selene, 30 anni, e Giuseppe, 38, si erano appena accomiatati dalla visita, avevano prenotato la cena in pizzeria. Ma proprio mentre erano nell'ascensore, il palazzo è venuto giù. E loro, lì, sotto una montagna di pietre. Speriamo non abbiano sofferto.

I pompieri li hanno trovati ieri all'alba. Selene, Giuseppe e un bimbo «invisibile»: quello che la donna portava in grembo. No, Selene e Giuseppe non diventeranno mai mamma e papà. Né i genitori di lui (Angelo Carmina, 72 anni, e Maria Crescenza Zagarrio, 69) diverranno mai nonni; morti anche loro nella strage di via Trilussa a Ravanusa.

Selene Pagliarello era infermiera al pronto soccorso dell'ospedale «San Giovanni di Dio» ad Agrigento: ieri i suoi colleghi di lavoro hanno deposto una corona ricordando lo spirito di abnegazione con cui Selene svolgeva la sua professione; «Sempre disponibile, altruista e col sorriso sulle labbra», così la ricordano in corsia.

Ma nella comunità di Ravanusa, per ognuna delle vittime dell'esplosione, c'è oggi un ricordo commosso. Come quello che gli ex allievi del professor Pietro Carmina hanno voluto riservare al «maestro di vita». Il professor Carmina, per 40 anni docente di storia e filosofia al liceo classico «Ugo Foscolo» di Canicattì (di cui era stato anche preside prima di andare in pensione) si è meritato una lettera bellissima che i «ragazzi» gli hanno dedicato appena saputo della sua morte. Si tratta di «studenti» oggi diventati adulti che però non hanno mai dimenticato il loro insegnante preferito.

«Caro professore, ti saremo per sempre immensamente grati», comincia così la lettera dell'addio. Un saluto che ha accomunato i «giovani» di ieri a quelli di oggi a cui l'attuale preside del liceo «Foscolo» di Canicattì ha spiegato chi era il professor Carmina.

«Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha», aveva scritto il professore, nel giorno in cui era andato in pensione. Parole che ieri sono riecheggiate nell'aula magna della scuola. Volava alto il professor Carmina, tra concetti che - ieri come oggi - dovrebbero essere il faro di ogni giovane (e non solo): «Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non "adattatevi", impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente».

«È il prof che ti rimane nel cuore tutta la vita, che torni a trovare a scuola tutte le volte che torni a casa - racconta all'Adnkronos un'«ex studentessa» -. Lui era il prof che continua ad essere tuo amico quando sei adulta. Che ha segnato la tua strada. Il prof che faceva filosofia ascoltandoti e trovando le parole per arrivare a degli adolescenti che pensavano di avere mille problemi. Che ti ha insegnato, che ha riso e giocato con te. Il prof con cui oggi avresti parlato di questa tragedia e avrebbe trovato le parole per provare a dare un senso a tutto questo». La lettera si conclude con una frase di cui il «prof» andrebbe orgoglioso: «Noi abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di incontrarla sulla nostra strada, ma adesso il cuore è a pezzi.

Buon volo».

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