Sempre meno casi, stabili i decessi. Ma tra le donne morti sottostimate

Ieri 2.667 positivi, miglior dato dal 13 marzo. Il Cattaneo: falsate le proporzioni tra i sessi

Sempre meno casi, stabili i decessi. Ma tra le donne morti sottostimate

Nessun rimbalzo, si continua a scendere. I dati resi noti ieri da Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione civile, nella rituale conferenza stampa alle sei de la tarde, imboccano la strada decisa della discesa: il segno è sempre il + ovunque ma è un + non scritto più con un pennarello dalla punta grossa, ma con un pennino.

I nuovi casi sono 2.667, il dato più basso dal 13 marzo, quando erano stati 2.547 e quindi ai livelli pre-picco. Un dato significativo considerato l'elevato numero di nuovi tamponi, 43.715. Di essi 827 sono in Lombardia. Il totale dei contagi attivi è di 105.418 (32.921 in Lombardia, il 31,2 per cento del totale), quello dei casi totali di 165.155 (62.153 in Lombardia). Scende ancora la pressione sui reparti di terapia intensiva, dove sono ricoverati 3.079 malati (1.074 in Lombardia), circa mille in meno di una decina di giorni fa e 107 in meno rispetto a ventiquattr'ore prima. Calano anche i ricoverati in reparti ordinari (27.643, -368 rispetto a martedì) e crescono invece gli isolati in casa, ovvero i positivi con sintomi blandi o assenti, che ora sono 74.696. I morti restano sulla stessa linea degli ultimi dodici giorni: 578 in più, dal 4 aprile la media giornaliera è di 581,16. In Lombardia sono stati 235. Scendono i guariti, che si fermano sotto quota mille, a 962, il dato più basso dal 5 aprile (allora furono 819), il totale raggiunge i 38.092. Vero è, come fa notare un giornalista, che ci si sarebbe aspettato un aumento più pronunciato dei casi chiusi in modo fausto, ma questo non vuol dire, come replica Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms, che i malati Covid «in altri Paesi vengano curati meglio. Ne dubito fortemente». Quanto all'indice di mortalità più alto in Italia rispetto agli altri Paesi (13,1 per cento, la media mondiale è del 6,3, quella americana del 4,2, quella tedesca addirittura del 2,7) Guerra invita a essere prudenti: «Andrà fatta una analisi del denominatore di popolazione vero, non quello dei tamponi fatti. Quando avremo i dati di tutti i Paesi avremo una normalizzazione delle curve, questo non è un virus patriota, colpisce tutti allo stesso modo». Guerra guarda anche alla ripartenza: «Stiamo cercando di fare una valutazione del rischio molto precisa, tenendo conto non solo della singola attività lavorativa, ma della filiera e dei trasporti. Occorre valutare, nel caso della riapertura, lo stato di salute dei lavoratori, determinarne l'appartenenza a una classe di età a rischio, comprendere molto bene lo stato immunitario e la suscettibilità del contagio». E questo potrà avvenire forse grazie ai test sierologici, 4 o 5 sono all'attenzione del commissario all'emergenza Domenico Arcuri, ma occhio alle illusioni: «Il test perfetto non esiste, abbiamo approssimazioni che arrivano oltre il 95 per cento».

Ma ieri è stato anche il giorno in cui è stato messo in discussione uno dei luoghi comuni ci questo virus, che cioè prediliga come vittime quelle di sesso maschile. Secondo i dati della Protezione civile dal 21 febbraio al 28 marzo gli uomini hanno avuto un tasso di mortalità da Covid di 16,29 casi ogni 100mila abitanti e le donne di 6,49. Ma uno studio dell'istituto Cattaneo corregge in parte questa distorsione statistica. E lo fa prendendo in considerazione le differenza tra i morti per qualsiasi ragione avvenuti nello stesso periodo 21 febbraio-28 marzo 2020 rispetto allo stesso periodo degli anni dal 2015 al 2019. Sono morti 30,27 uomini in più ogni 100mila e 21,95 donne. In questo caso la differenza non è del 251 per cento ma del 138, assai meno pronunciata. Certo si tratta di persone non ufficialmente uccise dal Covid-19, anche se essendo in esubero rispetto alla media degli anni precedenti è probabile che in molti casi sia proprio quella la causa o quanto meno la concausa.

L'istituto Cattaneo spiega la differenza con il fatto che il censimento dei morti ufficiali considera per lo più le persone spentesi negli ospedali e tiene conto solo in parte dei decessi avvenuti nelle Rsa (dove ci sono più ospiti di sesso femminile) e in casa. Insomma, l'altra faccia del coronaviurs è sommersa e ha il volto di una donna.

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