Una popolazione più occupata ma più povera, sempre più anziana e diversa tra Nord e Sud. Con una ricchezza, però, che altri Paesi non hanno: le relazioni sociali. È la fotografia dell'Italia che emerge dal 26esimo rapporto annuale Istat riferito al 2017.
LAVORO (E LAVORI) Sono positivi i dati che riguardano l'occupazione. Cresce il numero degli italiani che hanno un lavoro (265mila in più rispetto al 2016, +1,2%), ma più al Settentrione. Il tasso di disoccupazione cala dall'11,7% all'11,2%, nonostante rimanga sotto il livello del 2008 e ancora lontano dalla media Ue (7,3%). Il riavvicinamento alle cifre pre-crisi è dovuto esclusivamente alla maggiore occupazione femminile (+404mila unità): ha un impiego il 48,9% delle donne, quasi una su 2, contro la media europea del 62,4%. A cambiare sono anche i tipi di impieghi: sempre più servizi e commercio (+13,9% dal 2008 al 2017) e meno operai e artigiani (-16,2%). E cambiano anche i modi per trovarlo, il lavoro: l'87,5% dei disoccupati si affida infatti a canali informali, cioè reti personali, parenti, amici e conoscenti.
ECONOMIA Se ripresa e occupati salgono, aumenta però la povertà. Secondo le stime preliminari, nel 2017 l'8,3% degli italiani (contro il 7,9% del 2016) viveva in condizioni di povertà assoluta, pari a 1,8 milioni di famiglie e 5 milioni di individui. Cresce anche la disparità dei redditi. C'è però un valore aggiunto che l'Italia può vantare: le reti di relazioni tra persone e attori sociali. Il 78,7% delle persone dai 18 anni in su dichiara di poter fare affidamento almeno su un parente, un amico o un vicino, mentre un italiano su 3 ha dato almeno un aiuto gratuito nelle 4 settimane precedenti l'intervista Istat. Si moltiplicano anche le organizzazioni no-profit, +11,6% rispetto a 6 anni fa.
SEMPRE PIÙ VECCHI Per il terzo anno consecutivo la popolazione italiana diminuisce (nel 2017 di quasi 100mila persone rispetto all'anno precedente), e per il nono anno di fila calano le nascite, che segnano un nuovo minimo storico: 464mila, il 2% in meno rispetto al 2016. E così l'Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo - primo è il Giappone - con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani. Non aiutano, in questo, nemmeno gli stranieri: pur continuando a fare in media più figli delle coppie italiane, è dal 2012 che il loro contributo in termini di nascite è in calo.
SANITÀ A DUE VELOCITÀ Il divario tra i due capi della penisola si vede anche nella qualità del sistema sanitario, a partire dai posti letto disponibili (calati comunque a livello nazionale) per arrivare alla presenza o meno di strutture ospedaliere e reparti specializzati, concentrati al Centro-Nord. Gli abitanti di Molise, Basilicata e Calabria sono quelli che si spostano di più per questioni di salute, e sono anche i più insoddisfatti sul tema. Le regioni più attrattive sono la Lombardia e l'Emilia-Romagna.
TEMPO LIBERO Dal rapporto Istat emerge che la vita culturale degli italiani è direttamente proporzionale al coinvolgimento nelle reti di amici e famigliari, che hanno un effetto trainante, e al titolo di studio posseduto.
Sul fronte della lettura, invece, gli italiani si salvano grazie ai più piccoli: i ragazzi delle scuole medie rappresentano il 42% dei frequentatori delle biblioteche. Sono invece poco più di 17 milioni le persone dai 6 anni in in su (29,9%) che nel 2017 hanno visitato almeno un museo o una mostra.
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