Il Senato premia Morricone e lui le suona a Pd e M5s: "Troppi impreparati al potere"

Il Senato premia Morricone e lui  le suona a Pd e M5s: "Troppi impreparati al potere"

«Certo, oggi al potere ci sono molti personaggi impreparati. Ma vedremo, non voglio entrare nelle cose politiche». Ennio Morricone si ritrae, preferisce dedicarsi a musica e cultura in Senato, dove dirige nell'aula parlamentare, dandosi il cambio con il figlio Andrea, uno struggente concerto con alcune delle composizioni che hanno reso immortali film come C'era una volta in America, Mission, Nuovo cinema Paradiso.

Pensa che il vento dell'antipolitica abbia corroso la fiducia degli italiani nelle istituzioni, gli chiediamo. «No - risponde deciso - i cittadini hanno sempre fiducia nelle istituzioni, sono convinto. E bisogna meritarla, quella fiducia». Malgrado a 91 anni abbia ricevuto nella sua lunga carriera 2 Oscar, 10 David di Donatello, 11 Nastri d'argento, un Leone d'Oro e svariati altri premi, si commuove quando la presidente del Senato Elisabetta Casellati lo presenta al pubblico di gente comune che affolla gli scranni di velluto rosso dei senatori e che gli tributa una lunga standing ovation. «Non è previsto che io dica niente - si scusa, con voce incrinata - perché sono troppo emozionato per parlare».

La Casellati, tutta in bianco, gli consegna il riconoscimento «per aver saputo raccontare con la sua musica storie di valore universale che, dal grande cinema alla televisione, dalla direzione d'orchestra alla composizione, hanno saputo incantare intere generazioni, divenendo testimonianza vivente del genio e dell'eccellenza italiana nel mondo». È il primo appuntamento del 2020 della rassegna Senato è cultura iniziata a febbraio scorso che, dice la Casellati, «in 10 mesi di attività ha registrato più di 3mila presenze e si fatica a contenere le richieste».

Alla fine del concerto, nella sala Pannini per un brindisi, si apre un po'. «È importante - risponde - il riconoscimento di quello che ho dato con la mia professione che amo tanto». Qui in Senato poteva essere di casa, il maestro Morricone. «Eh sì - commenta con un sorriso - l'ultima volta c'era il mio nome nella lista poi però fu indicato l'architetto Renzo Piano. Mi avrebbe fatto piacere fare il senatore a vita anche se non sarei potuto venire spesso in Senato». Poco prima, Morricone aveva aperto la matinée a Palazzo Madama dirigendo l'Orchestra Roma Sinfonietta nella sua interpretazione personale dell'Inno di Mameli. E le sue mani volavano sullo spartito in un modo tutto misurato, rotondo e contenuto, mai marziale. «Per me - spiega, poi- l'Inno di Mameli va suonato lento, più lento possibile. Se no diventa una marcetta».

Fede nazionale, ma anche calcistica e quando gli dicono che la Casellati è juventina si risveglia in Morricone lo sfegatato tifoso giallorosso e si ricorda di Roma-Juve di stasera. «Spero vinca la Roma», dice lasciando un po' interdetta la presidente del Senato.

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