"Passaggio da una pianificazione urbana rispettosa del contesto sociale e della variegata composizione dei suoi protagonisti nonché attenta ai valori storici e ambientali al sempre crescente, smodato interesse alla rendita esclusiva propria della speculazione edilizia": è questo il reato che di fatto la Procura della Repubblica contesta al Comune di Milano, nel blitz che è il nuovo, duro atto dello scontro tra gli inquirenti e la giunta guidata da Beppe Sala sul fronte dell'Urbanistica. Nel decreto che sequestra un cantiere quasi ultimato nel centro di Milano, in via Anfiteatro, i pm contestano insieme alla violazione delle norme urbanistiche, e al conseguente reato di falso e di lottizzazione abusiva, anche la colpa di avere contribuito alla gentrificazione della città, alla espulsione dei ceti popolari dai suoi quartieri storici. Una espulsione che nella zona di corso Garibaldi era in corso, a dire il vero, da decenni prima che il nuovo cantiere prendesse il via. Ma che diventa un elemento costitutivo dell'attacco alla "democrazia urbanistica" rivendicata dai pm come criterio di governo della città.
Che dopo le sconfitte a ripetizione incassate nei mesi scorsi, con l'annullamento in blocco degli arresti scattati nella retata di luglio (compreso il costruttore Manfredi Catella e l'ex assessore Giancarlo Tancredi) la Procura scegliesse di fare un passo indietro era considerato improbabile. Nonostante la bocciatura anche in Cassazione delle sue tesi d'accusa sulla "Cupola" che governerebbe l'edilizia milanese, nella richiesta di sequestro del cantiere di via Anfiteatro la Procura torna a teorizzare l'esistenza di una struttura parallela, e persino di "varianti occulte" al Piano regolatore per aprire la strada alla speculazione, grazie anche a rapporti "tra progettisti, politici locali, parlamentari e del governo".
Il bersaglio del sequestro è un immobile in due blocchi, uno da undici e uno da quattro piani, sorto sull'area di un rudere secolare, e oggetto da anni di aspro contenzioso tra alcuni abitanti dei palazzi vicini e il gruppo Rusconi, titolare del cantiere (e già coinvolto in un'altra indagine per una torre sorta in via Stresa). Anche in via Anfiteatro, come in buona parte dei cantieri sotto inchiesta, i lavori sono partiti sulla base di una semplice Scia, una procedura semplificata prevista per i lavori di ristrutturazione, e spesso in realtà usata per ricostruzioni integrali con aumento dei volumi totali. La particolarità di via Anfiteatro è che nel frattempo la regolarità dell'iter è già stata certificata da sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che respingevano i ricorsi dei vicini. Secondo le sentenze, non si trattava di un'area non edificata o un'area libera, e non era stato dimostrato in alcun modo che il nuovo complesso ostruisse la vista o fosse esteticamente criticabile. Nei mesi scorsi, quando aveva appreso dell'inchiesta, il difensore della Rusconi, Federico Papa, aveva consegnato alla Procura copia delle sentenze amministrative. Ma ieri il sequestro scatta ugualmente, con un provvedimento del giudice preliminare Mattia Fiorentini che considera superate quelle sentenze.
Ventisette gli indagati, compresi - e questa è una novità - i componenti in blocco della commissione Paesaggio del Comune, colpevoli di avere dato il via libera al progetto.
Tra gli indagati, il caporipartizione comunale Giovanni Oggioni e l'architetto Alessandro Scandurra: che lo stesso giudice Fiorentini aveva arrestato a marzo scorso e nella retata di fine luglio, poi azzerata dalla Cassazione.