Serre di cannabis al posto delle more. Il piano olandese a rischio per le proteste

L'esperimento del governo per fermare la criminalità. Popolazione contraria

Serre di cannabis al posto delle more. Il piano olandese a rischio per le proteste

La cannabis al posto delle more? Non nel mio giardino. Not in my back yard. Il tentativo di convertire serre di more con «erba» da fumare, in modo da rifornire con merce coltivata «in casa», cioè in Olanda, i celebri coffee-shop olandesi, è stato ostacolato dalle proteste locali di famiglie e cittadini e rischia di naufragare a causa dell'opposizione ferma di alcuni residenti.

Luogo della contesa sono i dintorni di Etten-Leur, una città nel Brabante Settentrionale, provincia dei Paesi Bassi, vicino al confine con il Belgio. Protagonisti dell'iniziativa sono i membri del «Project C», un gruppo di aziende olandesi che, sotto supervisione e regolamentazione dello Stato, da qualche tempo tentano il successo di un esperimento avviato d'accordo con le istituzioni. Nonostante la fama mondiale di Paese della libertà e dello spinello libero, in Olanda è infatti vietato produrre cannabis. Anche la vendita e l'uso sono proibite dalle norme olandesi, pur con una certa tolleranza rispetto a chi viola la legge. Piccole quantità di cannabis vengono commercializzate per i maggiorenni solamente nei coffee-shop (luogo dove invece è ammesso il consumo) ma il problema è che, vietata la produzione, il crimine organizzato legato alla cannabis prospera. È per questa ragione che nel 2017 il governo olandese ha avviato un esperimento, per capire se fosse possibile regolare forniture della droga leggera di «qualità controllata». L'esecutivo, insomma, ha cercato di aprire la strada a una produzione autoctona in modo da limitare gli spazi di chi lucra illegalmente sulla cannabis.

A rispondere all'appello del governo sono stati ben 147 coltivatori, scalati dopo una selezione a 51 e diventati infine dieci dopo un'ulteriore lotteria che ha decretato i vincitori, i quali saranno sottoposti a un'indagine sulla loro integrità per poi essere confermati a febbraio, quando la lista sarà definitivamente scremata dai coltivatori illegali. Ma che è successo nel frattempo? Quando il luogo in cui la produzione avveniva è stato scoperto, la rivolta anti-cannabis è esplosa, il che fa temere per il successo del progetto e fa ricredere i promotori che avevano voluto dare pubblicità all'iniziativa. «La gente ha cominciato a dire che agli amici dei loro figli non sarebbe stato consentito andare nelle loro case e giocare perché abitavano vicino alla struttura» dove si produce cannabis, ha spiegato al quotidiano britannico Guardian, che ha riportato la notizia, Joep van Meel, esperto di intelligenza artificiale ed ex membro del Parlamento provinciale del Brabante Settentrionale, oggi uno dei quattro membri del Board «Project C». E ora il progetto sembra essere minacciato da nuove possibili reazioni dell'opinione pubblica.

«Una battaglia legale sarebbe troppo costosa» - ha aggiunto van Meel - Stiamo cercando di valutare tutte le opzioni possibili. Pensiamo sia un progetto molto importante per migliorare la qualità della cannabis e togliere la fornitura dalle mani dei criminali».

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