Rapporti di forza ribaltati, con i pesi di Lega e M5s invertiti rispetto alle Politiche. Ma soprattutto, dice Giorgia Meloni, e non solo lei, le urne consegnano «una nuova maggioranza alternativa» composta dal Carroccio e da Fratelli d'Italia che insieme volano al 40%. Ma siamo sicuri che questi numeri corrisponderebbero a un'effettiva maggioranza dei seggi in un'ipotetica tornata elettorale? Tutt'altro, a sentire esperti e analisti.
Il Rosatellum, la tribolata legge elettorale frutto dell'era renziana, è scivoloso. E questo 40% composto dal 34 della Lega e dal 6 di Fdi, proiettato su eventuali Politiche, potrebbe non bastare per avere la maggioranza. L'asticella dei risultati potrebbe alzarsi e richiedere qualche punto in più per avere seggi sufficienti a Camera e Senato. Spiega il professore Roberto D'Alimonte, politologo: «Una maggioranza Lega-Fdi con questi numeri non si può escludere, ma non è affatto scontata. Se una maggioranza certa c'è col centrodestra unito con Berlusconi, più incerta e rischiosa sarebbe quella di un centrodestra senza Forza Italia». Il punto è la distribuzione geografica del voto nei collegi, tra proporzionale e maggioritario, con una Lega molto forte al Nord ma non nel Meridione. La partita si giocherebbe soprattutto al Sud: «Quel 40% bisogna vedere - continua D'Alimonte - com'è distribuito nelle regioni meridionali, che rapporti di forza ci sono nei collegi. Al Sud il M5s vale ancora il 30 per cento, Salvini il 22, la Meloni intorno al 7. Quindi il blocco Lega-Fdi al Sud è in una condizione di debolezza, equivarrebbe al blocco 5S. Insomma, l'altra condizione che si deve verificare perché i due ottengano la maggioranza dei seggi è la adeguata distribuzione dei voti nei collegi. Se fino a sabato lo scenario Salvini-Meloni maggioranza assoluta non era prevedibile, oggi è un'ipotesi plausibile ma tutt'altro che scontata».
Insomma, la soglia del 40 fissata dal Rosatellum non garantisce certezze. Secondo Gianfranco Pasquino, la zona di sicurezza scatterebbe solo oltre il 42-43%. «Una maggioranza assoluta del centrodestra unito, con Forza Italia, è palese. Con questa legge elettorale Lega e Fdi da soli potrebbero non farcela. Per esempio, con il Rosatellum può essere anche più vantaggioso avere il 30% nel collegio A e il 10 nel collegio B piuttosto che il 15 in tutti e due. A Salvini non conviene rischiare con un'alleanza che non è certa».
In attesa di elaborazioni sui dati, c'è chi però non esclude una maggioranza, seppur risicata. Secondo alcuni analisti che stanno rielaborando i risultati, se il M5s dovesse rimanere «basso», al 18, allora anche la soglia per la maggioranza potrebbe calare. Impossibile invece, secondo Fabio Bistoncini, presidente del centro studi di FbLab e Associati, che il voto delle Europee ricalchi quello delle Politiche. «I dati a oggi mostrano che il centrodestra ha un vantaggio notevole se si include Forza Italia. A Lega e Fdi invece non è detto che il 40 basti, perché se da un lato fanno il pieno in tutto il Nord, al Sud il M5s ha la sua base di consenso. Il 40% è la soglia teorica fissata dagli studiosi per avere, con un voto omogeneo, una maggioranza in Parlamento ma è un dato su cui non ci sono sicurezze. Potrebbe essere necessario anche il 42 o il 43. Non solo.
Non si vota domani, e in tempi di consenso volubile questo non è da sottovalutare». Stefano Ceccanti ne fa soprattutto una questione di affluenza: «Un 40% con il 55 di affluenza non è un dato trasferibile sulle Politiche, quando l'affluenza arriva al 75. Cambia tutto perché cambia la base numerica».
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