La perenne ambiguità di Giuseppe Conte ora fa infuriare anche il Partito democratico. In molti hanno da sempre accusato l'ex presidente del Consiglio di usare una serie infinita di circonlocuzioni per aggirare le questioni, senza così prendere posizioni nettissime su fronti caldi della politica. L'avvocato, salvo qualche occasione, continua a farlo: incalzato da Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ha dribblato la domanda su chi voterebbe domenica in Francia tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Interrogativo sviato, risposta netta evitata. Così l'alleanza giallorossa torna a scricchiolare.
"Serve un chiarimento"
Il Pd non è rimasto affatto soddisfatto dalla performance di ieri sera in televisione di Giuseppe Conte in merito alle elezioni presidenziali francesi. Tra i dem circola un certo malumore e per alcuni è stata l'occasione per ribadire ancora una volta la necessità di guardarsi bene da un'alleanza politica a livello nazionale con il Movimento 5 Stelle. Il senatore Alessandro Alfieri è convinto che "serve un chiarimento": pur riconoscendo la presenza delle condizioni per costruire un percorso comune, la richiesta è quella di sgombrare "il campo dalle ambiguità".
La pensa allo stesso modo Tommaso Nannicini, che ha voluto ricordare a Conte l'idea di Europa targata Le Pen: "Non possono esserci ambiguità nel contrastarla. Serve chiarezza". Il senatore del Partito democratico rivendica il profilo europeista e continua a sposare l'intenzione di un'Europa più unita, considerato un punto "dirimente per qualsivoglia alleanza". Chiesta una delucidazione definitiva anche sui rapporti con il trumpismo e con Vladimir Putin.
Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, parla di soglia di tolleranza ormai superata e chiede al segretario Enrico Letta di prenderne atto: "L'imbarazzante equidistanza di Conte da Macron e Le Pen non è esattamente una sorpresa. Fallo grave. Mi auguro che Enrico Letta gli mostri almeno il cartellino giallo". Il deputato Stefano Ceccanti auspica che da qui a domenica venga assunto un orientamento chiaro e senza tentennamenti: "È un elemento indispensabile anche per le alleanze presenti e future".
Addio campo largo?
Un'eco di reazioni che non può non avere dei riflessi sulla stabilità dell'asse giallorosso, che torna a essere in balia delle raffiche di vento in grado di far saltare tutto. A porsi domande sul futuro dell'asse tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle è Matteo Orfini: il deputato del Pd ha posto l'attenzione sul fatto che i progressisti italiani ed europei sono dalla parte di Macron, non nel mezzo. Un buon motivo per pungolare Conte: "Non possono esserci tentennamenti se si vuole stare nel campo progressista. Viene da pensare allora che quell'adesione non sia così convinta...".
Se il fronte giallorosso resta in salita, figuriamoci lo stato del campo largo tanto auspicato da Enrico Letta per provare a battere il centrodestra in occasione delle prossime elezioni.
Bordate sono arrivate anche da due protagonisti che potrebbero rientrare nell'accozzaglia di centrosinistra, anche se ne hanno preso sempre le distanze in presenza del M5S: il leader di Azione Carlo Calenda ha chiesto a Letta come potrà continuare ad andare a braccetto "con queste differenze sui valori di fondo di una democrazia liberale"; fuoco di fila si registra anche da parte di Italia Viva. In tal senso Nannicini del Pd è stato chiaro: un'alleanza per sconfiggere il centrodestra è ipotizzabile, "purché non sia un'ammucchiata elettorale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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