"Serve una nostra rivoluzione green ma restiamo alternativi alla sinistra"

La vicepresidente della Camera: "Con Giovanni c'è sintonia. Rappresentiamo il contrappeso moderato al leader della Lega"

"Serve una nostra rivoluzione green ma restiamo alternativi alla sinistra"

Roma - La prima notizia è che non si sono sbranati. «Anzi, tra noi sintonia e tanto entusiasmo». La seconda è che Mara Carfagna e Giovanni Toti, i due nuovi coordinatori azzurri, il sud e il nord di Forza Italia, la liberale e l'amico di Salvini, sono già d'accordo sul come procedere. «Abbiamo iniziato a scambiarci delle idee - spiega la vicepresidente della Camera - consapevoli che c' è molto fare».

E qual è la più urgente per scuotere il partito?

«Riattivare e coinvolgere i validi dirigenti, i militanti e gli ottimi amministratori sul territorio, e che per un periodo si sono sentiti disorientati. Abbiamo bisogno di una struttura più efficiente, nessuno deve più sentirsi escluso».

Riuscirà a lavorare fianco a fianco con Toti?

«Ne sono certa, ha capito che esiste già una forza liberale, europeista, garantista, protettrice di ceto medio e imprese, amica dello sviluppo: Forza Italia. Non avrebbe senso immaginare duplicati».

Toti ha messo le mani avanti, ha detto: le rivoluzioni non si fanno coi board.

«Se mi dice rivoluzione, sa che cosa mi viene in mente? Un green new deal che passa per il rispetto del cibo che mangiamo, dell'aria che respiriamo e dell'acqua che beviamo. Servono miliardi di investimenti per contrastare il cambiamento climatico. Significa milioni di posti di lavoro grazie alla transizione dal petrolio alle energie rinnovabili. Vorrei che Fi e Peppe ci lavorassero. Non lasceremo questa enorme questione alla sinistra ideologica che per decenni ha interpretato l'ambientalismo come opposizione a tutto, dalla Tav ai termovalorizzatori. E no, questa rivoluzione non si fa con un board».

Come conciliare il suo liberalismo con il filo-salvinismo di Toti?

«Nelle ultime ore il suo filo salvinismo si è attenuato a fronte della sua adesione piena al nostro progetto di rinascita. Siamo consapevoli di quello che ci accomuna e di quello ci ha allontanato dalla Lega. La Lega ha fatto leva sulla rabbia e sulle paure del Paese, molto radicate negli elettori. Forza Italia ha l'ambizione di far leva sulle aspirazioni e i desideri degli italiani».

C'è spazio per una destra non sovranista?

«Noi rappresentiamo un punto di equilibrio nel centro destra, il contrappeso moderato e europeista a certe sparate estremiste e demagogiche che non risolvono i problemi. Vogliamo proteggere ceto medio, famiglie, l'impresa e il commercio. E invertire rotta sull'economia. Basta debito per comprarsi il consenso, è ora di spendere al meglio i soldi di tutti gli italiani e salvaguardare i loro risparmi».

Alla fine il leader come verrà scelto, con le primarie? Berlusconi avrà sempre l'ultima parola?

«Ne discuteremo, ma senza alcun dubbio Forza Italia non può e non vuole prescindere dal suo fondatore e leader. È stato proprio Berlusconi a avviare questo processo di rinnovamento: Fi può recuperare un ruolo centrale nel quadro politico. Berlusconi lo sa e ha preso le decisioni conseguenti».

Nel partito il sud, serbatoio di voti, è sottorappresentato. Serve un riequilibrio?

«Non è questione di riequilibrio, sono i numeri a dirci che in questo periodo abbiamo più consenso al Sud, ma continueremo a essere un partito nazionale. Siamo due coordinatori, non uno del Nord e uno del Sud».

Se Calenda o altri

fanno un nuovo partito, c'è qualche possibilità di intesa?

«Siamo assolutamente alternativi ai partiti di sinistra. Le nostre radici sono da saldamente piantate nel terreno del centrodestra. E qui intendiamo restare».

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