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"Serve una reazione ferma com'è stata col terrorismo"

Il sindacalista di Polizia: "Fenomeni già vissuti, non si deve cedere, la democrazia alla fine vincerà"

"Serve una reazione ferma com'è stata col terrorismo"

Nelle piazze, nelle scuole e nelle università si moltiplicano le manifestazioni pro Cospito e contro il 41-bis e l'ergastolo ostativo. Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato autonomo di polizia Sap, ha espresso con decisione la sua posizione, chiedendo fermezza alla politica.

Da più parti si chiede l'annullamento del 41-bis per Cospito, crede sia una strada perseguibile?

«L'eventuale annullamento per Cospito seguirà il proprio iter. Pare che continuasse a mantenere rapporti e a dare indicazioni: questo è il motivo per il quale è stato previsto anche per lui. In caso di reale ravvedimento non vi sarebbe più la necessità del 41-bis».

C'è il rischio di cedere sotto la minaccia di violenza degli anarchici?

«Non bisogna cedere. Questi sono episodi che abbiamo già visto negli anni 70 e 80 ma la democrazia ha vinto allora e vincerà ancora. Le forze dell'ordine faranno la loro parte, però non servono ammiccamenti da parte della politica e delle istituzioni. Questo è il momento della fermezza e della compattezza, anche per stare al fianco di chi deve garantire la sicurezza del Paese: diversamente si mette in discussione il loro operato».

Le soluzioni alternative avrebbero la stessa efficacia?

«Al momento non ce ne sono. Il 41-bis serve a interrompere il rapporto con l'associazione criminale di cui si era parte: è dimostrato che dal carcere ordinario si riescono a intrattenere relazioni con l'esterno. È vero che lo scopo del carcere è la rieducazione insieme all'espiazione della pena. Ma non si può consentire che sia un periodo in cui si fa attivamente parte di un'associazione, che sia di stampo eversivo o mafioso».

Occupazioni, sabotaggi e attentati in nome di Cospito: quali rischi per la sicurezza nazionale?

«Gli attentati vanno condannati a 360 gradi. L'Italia è garantista, quindi ogni forma di libertà di pensiero è garantita. Però deve essere manifestata in modo pacifico senza l'uso delle armi ed è anche compito delle forze dell'ordine far sì che questo avvenga. Per le occupazioni la questione è molto discutibile: va capito chi sono i soggetti che occupano, poiché spesso non appartengono a quel contesto e limitano il diritto allo studio. Esistono altre forme democratiche per manifestare».

Ergastolo ostativo e 41 bis, oggi, che ruolo ricoprono?

«Sono la risposta dello Stato alle associazioni mafiose e di stampo eversivo: allentarle significherebbe riconoscere anche solo una piccola parte di ragione e credo che questo non sia accettabile, se non dietro sincero ravvedimento».

Esiste un «rischio anarchico» nelle nostre città?

«Non credo sia così marcato ma ci sono gruppi minoritari e amplificare le loro azioni porta ad atteggiamenti di emulazione. Credo che ci sia un monitoraggio e un controllo molto alto della Digos e della Polizia di prevenzione. Oggi, oltre alle forme tradizionali di rivendicazioni di carattere anarchico, il web aiuta molto, anche per questo servono non solo professionisti per poterlo monitorare ma anche strumenti e dotazioni adeguate.

Noi auspichiamo una risposta ferma da parte delle istituzioni e della politica, chiediamo non ci siano occhiolini per una manciata di voti, perché questo delegittimerebbe l'operato delle forze dell'ordine».

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