Il governo ha varato un programma finanziario per combattere l'emergenza e far ripartire l'economia confuso nei numeri e nel contenuto, e non sembra aver capito che la soluzione vera sta nel piano di Antonio Tajani (nella foto), che gli ha presentato l'opposizione di centrodestra, che è chiaro e operativo e serve sia per l'emergenza sanitaria e congiunturale che per far ripartire l'economia produttiva, come invocano Confindustria e sindacati.
Nei numeri il governo presenta un pasticcio perché stanzia «fino a 20 miliardi in termini di indebitamento, 25 miliardi in termini di stanziamento, ma il livello del deficit dipenderà da quanto sarà impiegato». La prima metà consiste in aiuti di emergenza, per spese correnti e personale sanitario e riduzioni temporanee di imposte. L'altra metà, che riguarda gli investimenti «dipenderà anche da eventuali risorse europee». Insomma, non sanno se e come sforare il 3% di deficit/Pil senza creare disastri, anche perché non vogliono sveltire, drasticamente, le procedure.
Il piano Tajani presentato dal centrodestra, invece, è chiaro e concreto e prospetta una politica finanziaria di ampio respiro, sia congiunturale che strutturale, senza creare problemi di eccesso di deficit e debiti, che a parte le valutazioni della Commissione Europea - sono mal digerite dal mercato finanziario, dato che abbiamo già un debito pubblico del 134% del Pil. E ciò fa cadere la Borsa e salire lo spread, cioè il divario fra il tasso di interesse sul nostro debito e quello dei Paesi sicuri dell'Eurozona, a cui, lo si noti, passano i loro risparmi anche gli italiani (e non è comunque vietato investire in fondi con dollari).
Il governo, con il suo programma pasticciato non può contare sulla politica monetaria della Bce, che non può «buttare il denaro dall'elicottero» espandendo la circolazione monetaria, senza avere niente in cambio, come ha giustamente ricordato Marcello Zacché, ieri su questo giornale. Ma, a differenza del programma del governo, quello Tajani presentato dal centrodestra, comporta due strumenti di intervento finanziario con cui la Bce può creare moneta, in cambio di debiti che noi le cediamo, e che non vanno a ingorgare il mercato finanziario, con il cosiddetto Ltro (Long Term Refinancing Operations, cioè il riacquisto di prestiti che le banche fanno alle imprese per finanziare le loro operazioni correnti e di investimento). È un intervento essenziale ora, a favore del sistema bancario e delle imprese, che va accompagnato da riduzioni permanenti di aliquote sugli esercizi commerciali e sulle piccole imprese. Inoltre, il piano di investimenti pubblici e privati e misti, può essere finanziato dalla Bce con il Qe (quantitative easing oconsistente nell'acquisto di titoli pubblici, para-pubblici e di soggetti privati di pubblica utilità dotati di requisiti finanziari primari e/o garantiti dal governo).
In tal modo, il piano Tajani risolve il problema del finanziamento di un programma di ampia dimensione congiunturale e strutturale, con spese correnti e di investimento e vere riduzioni di aliquote fiscali, sterilizzando il deficit che esso comporta, mediante la politica monetaria della Banca centrale europea e con la procedura rapida commissariale tipo Ponte Morandi.
Occorre, per ogni opera, un commissario con pieni poteri, per farla partire subito. Ma occorre anche un super commissario che coordini tutto il programma nei suoi elementi interdipendenti. Il modello Ponte Morandi-Genova ce lo insegna.
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