Se l'Italia è tornata ad essere al centro del mondo lo si deve a un grande dirigente come Giovanni Malagò che ha avuto la visione di riportare l'Olimpiade nel nostro Paese. Il direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, lo ha definito non a caso il papà di questi Giochi. L'attuale presidente della Fondazione Milano Cortina 2026 nonché membro Cio e numero uno del Coni dal 2013 al 2025, intervenendo all'iniziativa del Giornale in occasione dei -100 giorni ai Giochi, ha ricordato come la campagna della candidatura conclusa con la vittoria su Stoccolma sia stata avvincente. "Ce lo aspettavamo ma sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata ammette Malagò, intervistato da Sallusti . Abbiamo vinto di pochissimo, la Svezia si era presentata in forza: era l'ottava volta che dal 1896, da quando ci sono i Giochi dell'era moderna, si candidava per la rassegna invernale. Ha perso perché è stata molto sfortunata, non doveva trovare noi, con altri come Giappone (Sapporo) e Usa (Salt Lake City) avrebbe vinto". La candidatura di Milano e Cortina è arrivata dopo il clamoroso no dell'amministrazione grillina di Virginia Raggi contraria a Roma 2024. Conferma Malagò: "Eravamo lanciati e ci siamo dovuti ritirare. A quel punto abbiamo dovuto cambiare i nostri piani. Mi sento di dire che ho trovato un pertugio. Noi eravamo già pronti e il resto lo hanno fatto la città di Milano, Regione Lombardia, Luca Zaia e l'amministrazione comunale di Cortina". La partenza non è stata facile tra cambi di governance e in più si è messo di mezzo il covid: "Nei primi 4 anni abbiamo avuto 4 presidenti del consiglio con idee diverse dello sport. Adesso c'è un governo stabile". È mancato però il supporto economico dell'Europa. Incalzato da Sallusti, l'ex presidente del Coni è tornato sulle sue dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana. "In un'iniziativa dell'Università Bocconi per parlare dell'Europa e di Milano Cortina, ho sentito delle cose bellissime, come 'l'Europa vi è vicina'; ma mi sono ritrovato che dopo 2 ore non c'era più nessuno, erano già andati via tutti i rappresentanti istituzionali. Nel 2006 i Giochi invernali si sono svolti in Italia a Torino, nel 2010 siamo andati in Canada, nel 2014 in Russia, nel 2018 in Corea del Sud, nel 2022 siamo andati a Pechino: ora ci siamo inventati il modo di tornare in Europa. Sarete pure tutti orgogliosi, ma io non ho mai sentito nessuno: l'Olimpiade ce la siamo cucinata tutta in casa. Questa è la riflessione, a futura memoria per altre candidature europee". Altro tema scottante è quello della Russia e Malagò da rappresentante CIO sottolinea: "Putin ha iniziato la guerra il giorno della cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi di Pechino. Uno dei capisaldi statutari della carta olimpica, è la tregua olimpica e io andrò all'Onu per sostenere una delibera per chiederne il rispetto. La speranza è l'ultima a morire, magari il 6 febbraio la guerra non c'è più, magari c'è una tregua. Gli atleti russi e bielorussi sono stati sospesi dalle competizioni ufficiali perché il CIO ha deciso che a livello individuale si può partecipare ma non sotto le insegne russe, quindi non ci sono le squadre.
È stato un compromesso che ha permesso a questi atleti di partecipare".Infine, dal punto di vista sportivo Malagò si auspica che l'Italia possa migliorare il bottino dell'ultima edizione prima che scoppiasse la guerra: "A Pechino abbiamo vinto 17 medaglie, quindi dobbiamo vincerne 18".